giovedì 23 ottobre 2008

Lettere sul consumo di suolo - Castelli

Per la rubrica "Scrivi al tuo senatore" ecco una lettera al senatur Castelli cui ci rivolgiamo sommessamente per sapere "ma ci fai o ci sei?" Il tutto nasce da Exit (La7), il tema era "la cementificazione". Castelli, ospite in trasmissione, ne parla con toni che vanno dal fatalismo alla rassegnazione, lo giudica un fenomeno ineluttabile, dice che il danno è fatto, che non c'è più niente da tentare.

Uno tsunami di gru è cemento sembrerebbe aver travolto tutti quanti per volontà divina.

Pur rispettando la vena mistica ci è sembrata troppo sfacciata la scorciatoia trovata dal senatore, nella lettera gli proponiamo una visione più laica delle cose e lo sollecitiamo a prendere in carico il problema e ad attivarsi con una proposta di legge.

Gentile sen. Castelli,

l'ho vista ieri sera a Exit. la trasmissione televisiva di La7. Si parlava di cementificazione del territorio e consumo di suolo. A un certo punto dopo avere sviscerato la penosa situazione italiana, più di altre nazioni vittima di questo fenomeno, si è passati alla ricerca dei responsabili, più o meno tutti si sono trovati d'accordo sul fatto che le maggiori responsabilità sono dei sindaci. Un po' per un errato concetto di sviluppo (che viene identificato col manufatto edilizio), un po' per indifferenza ai problemi ambientali, un po' per far quadrare i bilanci, alla fine i sindaci vanno a sacrificare il territorio, con un danno che tutti hanno riconosciuto e deprecato.

Quando la parola è passata a lei mi aspettavo che in qualche modo si assumesse delle responsabilità sullo status quo. Intendo dire che lei e il centro destra siete stati al governo per due terzi degli ultimi 15 anni. Anni che hanno appunto visto un boom edilizio (pare più grande di quello del dopoguerra) in cui si è costruito troppo e male. Ci troviamo col territorio devastato e un enorme problema abitativo, pieni di case vuote e senza case da dare alla gente. Ora d'accordo che se i sindaci fossero stati più virtuosi con i loro piani regolatori ora forse saremmo messi meglio, ma non le sembra che sarebbe stato il caso di fare un bella legge nazionale sul consumo di suolo, per controllarne l'utilizzo, limitando fortemente l'uso di suolo libero? Lo hanno fatto in Inghilterra, in Germania, in Francia, in Olanda. Qualcuno pone obbiettivi in termini di consumo di ettari all'anno dicendo ad esempio "non consumeremo più di 10.000 ettari all'anno e arriveremo sotto i 5.000 entro 10 anni", altri richiedono che si costruisca riutilizzando principalmente le aree dimesse, consentendo in minima parte l'utilizzo di suolo libero.

Sono quindi rimasto sconcertato sentendola prendere le distanza dal problema, riconoscere solo le responsabilità dei sindaci, dire che il danno ormai c'è e non si può fare più niente.

Due considerazioni

- Poteva essere fatto molto, non c'era nemmeno da inventarsi nulla bastava ispirarsi ai paesi più virtuosi. E questa è una responsabilità in primis dei governi e del parlamento. Se oggi l'Italia è oggettivamente inguardabile in molte sue lande, la responsabilità è spalmata sulla politica dell'ultimo mezzo secolo, ma il fatto che negli ultimi 15 anni, pur essendo ormai matura la consapevolezza del problema, non sia prodotto un quadro normativo, consentendo di fatto il boom nei termini in cui è avvenuto, è francamente imperdonabile.

- E' vero che il danno è fatto ma è anche vero che, come confermano i piani regolatori più o meno "aggressivi" dello sterminato tessuto urbano italiano, un'altra fetta di territorio sta per andarsene. Il danno quindi continua ogni giorno, continua nei cantieri dove materialmente viene imposto il sarcofago, continua negli studi di progettazione dei signori del mattone e nei palazzi della politica dove uno spazio vuoto sulla cartina, un'area agricola, è solo un'opzione, un vuoto da riempire. E quindi alla domanda se si può fare qualcosa la risposta non può che essere positiva, senatore, siamo in piena emergenza. Il mio "fare qualcosa" è scriverle questa lettera, spero che il suo sarà un progetto di legge.

Cordialmente