martedì 23 ottobre 2007

Proposte di legge e fame di territorio

Da alcuni articoli dell'inserto Milanese di Repubblica del 21 ottobre 07 emergono la drammaticità del problema del territorio e la contraddittorietà delle risposte fornite dalle pubbliche amministrazioni
Da una parte sembra essere percepita la potenziale gravità della situazione dall'altra è impossibile porvi rimedio. Due proposte di legge di segno contrario, una per ripagare ogni metro quadro costruito con un metro quadro di verde, l'altra che invoglia i costruttori di strade privati a edificare liberamente in prossimità delle stesse in modo da ripagarsi i costi sostenuti.

Punto di non ritorno
Ecco un allarme da parte di Pietro Mezzi assessore al territorio della Provincia di Milano.
Il concetto è il seguente: si è stimato che con oltre il 50% di utilizzo di suolo per fini antropici questo non è più in grado di rigenerarsi. In pratica muore. Diamo per buono il dato anche se sarebbe utile conoscere i meccanismi e le condizioni necessari perchè il suolo si "rigeneri".
Di fatto in molte aree del milanese questa soglia è ampiamente superata (70% cintura nord Milano, 60% sempione, 57% Brinaza Centrale). In altre le cose vanno molto meglio (parco agricolo sud Milano 19% ... [il 19 % non è proprio pochissimo NDR]) ma le pressioni sono fortissime.

Complessivamente nella provincia di Milano il suolo è utilizzato al 34%. Il problema è che considerando i piani regolatori attuali e sommando anche le zone "prenotate" (anche se non ancora edificate), la percentuale sale clamorosamente al 42%.
La provincia di Milano si ritroverebbe quasi al famigerato punto di non ritorno e non stiamo considerando i nuovi progetti che fisiologicamente verranno presentati (Expo 2015 in primis).

Dal 34% al 42% .... l'8% del suolo totale è la stima di consumo dei prossimi anni. Diciamo che i piani regolatori hanno un'ottica di una generazione? Facendo 4 conti si può stimare che se i ritmi rimangono questi in qualche decennio avremo usato TUTTO il suolo libero, teniamo conto che quando questa percentuale sale la qualità di suolo rimanente diminuisce e non solo la quantità, per il noto effetto della "diffusione" o sparpagliamento del costruito che interrompe la continuità del territorio libero. Spazi interstiziali o in prossimità di attività industriali o aeroporti pur non essendo ancora cementificati sono di fatto inutilizzabili per scopi agricoli o di conservazione del patrimonio ambientale.

Ma i comuni vogliono costruire, gli oneri di urbanizzazzione giustificano il sacrificio definitivo del territorio agricolo agli occhi miopi dei nostri aaministratori (vedi altri articoli di questa rassegna).



Comuni affamati suolo libero cercasi
Ironia delle notizie, proprio mentre l'assessore provinciale di Milano lancia il grido d'allarme (vedi articolo precedente) 22 comuni del sud Milano fanno pressione perchè siano concesse nuove urbanizzazioni superando i vincoli dell'attuale parco agricolo.
Sempre da Repubblica.



Un metro quadro di verde per un metro quadro costruito
Un progetto di legge che vede d'accordo sia il governo che la regione prevede che chi costruisce deve contestualmente ripristinare una equivalente superficie a verde. Meglio di niente.
Di Simine (Legambiente lombardia) sostiene che per il 2050 si deve arrivare ad azzerare il consumo di suolo (ma nel 2050 come sarà ridotta la pianura padana?)

Più capannoni lungo le nuove autostrade
E dalla pubblica amministrazione escono proposte di legge che vanno nella direzione opposta.

L'assessore alle infrastrutture e alla mobilità della Regione Lombardia Raffaele Cattaneo ha spiegato che siccome i privati con il project financing non riescono più a ripagare i costi, verrà loro concesso l'utilizzo delle zone adiacenti all'area stradale per farci quello che vogliono, centri commerciali, logistiche, ecc.
Questa proposta non si limita a favorire il consumo di suolo, lo rende obbligatorio! Attualmente la legge è all'esame della commissione territorio dopo avere ricevuto l'approvazione della giunta.


lunedì 22 ottobre 2007

La commissione europea ci tira le orecchie per l'inquinamento dell'aria


Il PM10 proprio non lo vogliamo abbattere. L'anidride solforosa nemmeno.
I soliti Italiani, prendiamo gli impegni così, con una leggerezza che sembra il volo di una farfalla, vanesi e azzeccagarbugli insieme, sempre lì a cercare di rifilare una patacca al fesso di turno.
Ma torniamo al nostro presunto torto.
Secondo la commissione europea, che ha avviato una procedura di infrazione nei confronti dell'Italia, nella lotta agli inquinanati atmosferici non ci mettiamo il giusto piglio agonistico.

Secondo loro le nostre politiche non vanno nella direzione di limitare i processi combustivi nel mondo dei trasporti, cioè di favorire il ferro ricusando la gomma e di incrementare il trasporto pubblico o collettivo a discapito di quello privato, nè emerge quella grinta, salutare per il successo di un'impresa, nel diffondere buone pratiche edilizie che impongano di fatto la costruzione di case passive, ecologiche nei materiali e negli impianti, nè, più in generale, si intravede una sincera ed interiorizzata sensibilità per le tematiche ambientali e del territorio.

Che sia un problema e non un caso isolato lo conferma il numero di procedimenti in corso, 27 se la memoria non mi tradisce, per negligenze varie relative a discariche, aree da bonificare, ecomostri, devastazioni ogni tipo.

Nel caso di specie da anni eccediamo di oltre il triplo il numero di giornate consentite per il superamento dei limiti per l'anidride solforosa. Perlomeno in molte città della pianura padana. Cosa facciamo per uscire da questa situazione? Poco o niente dice la commissione UE.

Non è vero. Vorrei, qui, spezzare una lancia a favore della Regione Lombardia oggetto del richiamo europeo, ma anche delle Province più o meno direttamente parti in causa insieme ai Comuni nella gestione del territorio e della viabilità. Sono tutt'altro che inattivi. A puro titolo di esempio (e limitatamente alla provincia di Pavia):

- hanno concepito un nuovo tratto autostradale che collegherebbe Broni a Mortara in modo da dirottare oltre 45000 veicoli al giorno tra Oltrepò e Lomellina. Si tratterà di traffico di passaggio proveniente dal milanese e auto-indotto proprio a causa della disponibilità del nuovo percorso, il nuovo traffico si sommerà a quello locale.
- non hanno adeguato, in questi anni, il patrimonio stradale esistente nè proposto soluzioni ragionevoli per i problemi di mobilità locali, favorendo in questo modo la srutturale congestione viabilistica
- hanno lasciato che la provincia di Pavia diventasse terra di conquista per logistiche e interporti
rendendo ineluttabile un incremento ulteriore di traffico pesante
- non hanno avuto nulla da dire sull'incremento del 50% della più grande raffineria di petrolio italiana a Sannazzaro de' Burgundi
- nè sul raddoppio dell'inceneritore di Parona (recentemente balzata alle cronache per il superamento continuo dei limiti di soglia del PM10).

Questi sono fatti. Con quale coraggio si può dire che le istituzioni non stanno facendo niente per il PM10 e per il biossido di azoto (o anidride solforosa che dir si voglia)?

Qui un commento sulla notizia da parte di Legambiente.