venerdì 29 febbraio 2008

Un referendum contro l'ammazzaparchi

Comunicato stampa del sindaco di Cassinetta di Lugagnano, Domenico Finiguerra. Il referendum e una proposta coraggiosa ai 400 sindaci dei parchi lombardi: non usiamo l'ammazzaparchi, portiamo avanti solo i progetti condivisi dagli enti parco.


Il Sindaco Finiguerra, “Chiederemo ai cittadini lombardi di abrogare questa norma scellerata, che annienta i parchi per favorire cementificazione e speculazione edilizia. Ai miei colleghi sindaci dico di non utilizzare l’ammazzaparchi. Senza una mano che spara, anche l’arma più micidiale è innocua”.

“Se la Regione Lombardia, nonostante la mobilitazione di migliaia di cittadini, di centinaia di associazioni ambientaliste e di tutti i partiti dell’opposizione, dovesse procedere all’approvazione definitiva della norma “ammazzaparchi”, noi ricorreremo al referendum abrogativo. Se qualcuno sta preparando la conquista dei parchi, sappia che qualcun altro sta preparando una vera e propria resistenza”.

Il sindaco di Cassinetta di Lugagnano, Domenico Finiguerra, promette battaglia e dopo aver invitato per sabato 1 marzo, le associazioni, i movimenti, i partiti e gli amministratori locali alla mobilitazione generale e alla costituzione di un comitato regionale contro l’“ammazzaparchi”, rilancia ulteriormente.

“Sono sicuro che i 9 milioni di Lombardi, se adeguatamente informati, non permetteranno il più grande saccheggio del territorio che seguirebbe a tale norma scellerata. Un vero e proprio scippo ai danni dei parchi e delle generazioni future a favore di pochi imprenditori del mattone, che a tutto pensano, tranne che al rispetto dell’ambiente, alla tutela del paesaggio e alla salute psico-fisica dei cittadini. Basta guardare cosa sono le periferie milanesi per rendersene conto e convincersene”.

In base allo statuto della Regione Lombardia il referendum può essere richiesto da novantamila elettori lombardi o da cinquanta consigli comunali. Contestualmente all’approvazione in Consiglio Regionale dell’emendamento n. 13 bis alla legge 12/05 proposto dall’assessore Boni e condiviso da tutta la Giunta Formigioni, il sindaco di Cassinetta di Lugagnano convocherà un consiglio comunale straordinario per adottare la prima delibera che avvierà l’iter referendario. Senza tuttavia escludere la possibilità di raccogliere anche 90 mila firme dei cittadini.

Ma la controffensiva che il piccolo comune del Parco del Ticino propone non si esaurisce con il
referendum. Sarà infatti formalizzata a tutti i sindaci la richiesta di rigettare unilateralmente le opportunità che l’emendamento suddetto metterà a disposizione dei comuni.

“Sostanzialmente – spiega il sindaco Finiguerra – proponiamo a tutti i comuni di non approfittare del nuovo quadro normativo. E di non avanzare domande di modifica ai piani territoriali dei parchi che non siano condivise e concordate con i parchi stessi. Perché deve essere chiaro a tutti.
L’emendamento “ammazzaparchi” è una pistola puntata alla tempia degli enti parco. Ma non è sufficiente per commettere il delitto.

C’è bisogno anche di una mano che prema il grilletto. E quella mano possono esserlo solo i 400 sindaci dei parchi lombardi. Per questo, chiedo ai miei colleghi di dimostrare nei fatti di avere a cuore il territorio, rigettando le numerose ed allettanti richieste di costruire che arriveranno, puntuali, all’indomani dell’approvazione di questa legge vergogna”.

28 febbraio 2008,

Cassinetta di Lugagnano, Parco Lombardo della Valle del Ticino – Riserva della Biosfera UNESCO
finiguerra@comune.cassinettadilugagnano.mi.it salvaparchi@gmail.com

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Pescara: battesimo per la liste civiche dei grillini

Si raccolgono le firme a Pescara, mentre in Sicilia viene presentata la lista per le Regionali, con Sonia Alfano candidata presidente. Le liste ispirate a Grillo, novità vera, in un panorama di trasformazioni politiche che sanno di eterno reimpasto.

Letto su: Prima da Noi, quotidiano online abruzzese

Trenta nomi per gli Amici di Beppe Grillo: Stefano Murgo candidato

PESCARA. Ieri, giovedì 27 febbraio 2008, si sono concluse le assemblee permanenti dell'associazione “Pescara in comune by Amici di Beppe Grillo” che in tre settimane hanno definito il programma e la lista dei candidati dell'omonima lista civica che correrà alle prossime elezioni amministrative di Pescara.

«Mentre le oligarchie dei partiti locali», dicono gli Amici di Beppe Grillo, «erano indaffarati a fare riunioni su riunioni per decidere nomi, creare liste civiche civetta a iosa (vedi le liste Teodoro!), spartirsi le poltrone ancora virtuali delle elezioni nazionali e locali, noi abbiamo discusso per ore e ore di idee, progetti, di come provare a cambiare questa politica che ogni tanto cambia veste pur continuando a puzzare di vecchio».
È stato confermato Stefano Murgo come candidato sindaco della lista, così come è stata confermata la scelta di non apparentarsi con nessuno schieramento, neanche in sede di ballottaggio.
«Non vogliamo scendere a compromessi con questi personaggi, le convergenze potranno avvenire solo sui singoli punti programmatici dopo le elezioni», ha detto Murgo.

IL PROGRAMMA SI ARTICOLA IN TRE SEZIONI

Il programma della lista si articola su alcuni punti cardine giudicati imprescindibili.
Partecipazione, trasparenza, informatizzazione, bilancio, ristrutturazione della PA comunale.
«Intendiamo portare la democrazia partecipativa all'interno della pubblica amministrazione», spiega Murgo, «facendo un ampio ricorso allo strumento referendario anche utilizzando le nuove tecnologie (e-democracy); organizzando una serie di eventi per sensibilizzare la cittadinanza alla partecipazione e alle problematiche locali; realizzando il bilancio partecipativo, con il quale i cittadini potranno scegliere come destinare una parte dei soldi pubblici; ampliando le possibilità di connessione diffusa alla rete internet con un sistema wi-fi che garantisca un libero accesso alla rete nel territorio comunale; dando la possibilità ai cittadini di eleggere il difensore civico, mettendo dunque fine all'assurdo meccanismo con cui il controllato (il Comune) elegge il controllore (il difensore civico)».
La lista Pescara in Comune rivendica il rinnovamento della pubblica amministrazione, la trasparenza e lo sfruttamento adeguato della tecnologia per rimettere in moto la burocrazia che zavorra l’Italia.
La seconda sezione del programma comprende gli argomenti Mobilità e trasporti, edilizia, riqualificazione dei quartieri, ambiente e urbanistica. «Dobbiamo partire dalle emergenze ambientali della città: avviare trattative con la Lafarge e con le istituzioni regionali e nazionali per delocalizzare in tempi più rapidi possibili il cementificio-inceneritore; presentare entro due anni un piano traffico per una drastica riduzione dell'inquinamento atmosferico».
E poi rivedere la gestione rifiuti e la problematica delle antenne di San Silvestro.
Nella terza parte del programma, infine, sono comprese le proposte in merito a educazione, cultura, turismo, sport, politiche sociali, salute e sicurezza.
«Pensiamo all’aumento degli asili nido», spiega Murgo, «aumento dei centri diurni e centri di aggregazione per anziani, aumento impianti sportivi comunali (Pescara non ha una piscina comunale!) e promozione dello sport soprattutto nei bambini e adolescenti, costruzione di un teatro, creazione di un sistema integrato di turismo (creazione di un camping), collaborazione continua con le associazioni presenti nel territorio, maggiore attenzione al mondo della disabilità (il programma prevede una serie di proposte dettagliate sull'argomento), garanzia dei mediatori culturali nelle scuole».
Per quanto riguarda i candidati, tutti hanno i requisiti della certificazione di Beppe Grillo: «sono trenta e provengono dalla società civile, non sono politici e non portano esperienza politica ma solo la condivisione della necessità di un reale cambiamento».
Ed ora lo scoglio più duro: quello della raccolta delle firme.
«Sabato 1 e domenica 2 marzo dalle 10 alle 20», ha concluso Murgo, «chiederemo alla cittadinanza di sostenerci in questo tentativo di cambiamento firmando per la presentazione della lista civica. Avremo un banchetto su Corso Umberto/angolo via Regina Margherita nel quali i cittadini potranno firmare per la lista, leggere il nostro programma, conoscere i candidati alle comunali».
28/02/2008 12.36


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Ultimi giorni prima dei saldi regionali!!! Affrettatevi!!!

giovedì 28 febbraio 2008

Provincia, Verdi «incatenati» per i parchi

Aggiornamenti sulla bagarre politica per i parchi dal Corriere-Vivimilano.


Protesta dei consiglieri Gaiardelli e Scarano contro la «possibilità che gli enti Parchi possano essere scavalcati dalla Regione Lombardia»

Si sono incatenati simbolicamente con anelli di carta ai banchi del Consiglio provinciale per «difendere i parchi della Lombardia». Una protesta messa in atto, in apertura della seduta consiliare a Palazzo Isimbardi, dai due consiglieri dei Verdi, Andrea Gaiardelli e Giuseppe Scarano, contrari alla «possibilità che gli enti Parchi possano essere scavalcati, nelle loro decisioni, dalla Regione Lombardia».

La mobilitazione, durata una ventina di minuti, aveva proprio l'obiettivo di contrastare la proposta di modifica della legge urbanistica che sarà discussa il 4 marzo in Consiglio regionale. «Legato a questa proposta di modifica - ha spiegato Gaiardelli - c'è un emendamento che, se approvato, consentirebbe alla Regione, in caso di contenzioso tra Ente parco e Comune, di decidere in merito alla modifica di destinazioni d'uso dei parchi. Dando il via, così, a interventi speculativi in quelle aree che sono il polmone verde del nostro territorio». La protesta fa parte della più ampia mobilitazione avviata su internet dal consigliere regionale del Pd Giuseppe Civati, a cui si sono collegati molti altri blog e punti di discussioni in Rete.

PD E SD - Sul piede di guerra anche il Partito Democratico, che annuncia la presentazione di centinaia di emendamenti, mentre Sinistra Democratica ha organizzato per venerdì mattina un incontro con i rappresentanti dei Parchi, di Italia Nostra, di Legambiente, del Wwf e del Fai assolutamente contrari alla norma che definiscono «ammazzaparchi». «I nostri emendamenti saranno tutti di merito» ha annunciato Franco Mirabelli (Pd). La richiesta del partito di Veltroni è che la norma sia tolta e inserita nel progetto di legge sui parchi di cui si discute in commissione Ambiente.
28 febbraio 2008

Patetico metropolitano

Riceviamo e (volentieri) pubblichiamo da Eddyburg.

In due desolanti articoli da la Repubblica e il manifesto ed. Milano, 26 febbraio 2008, la totale assenza di strategie per il territorio diverse dal solo arraffare, con postilla

La Repubblica

Le scelte urbanistiche imposte ai cittadini
di Luca Beltrami Gadola


Schizofrenia politica o atmosfera da campagna elettorale? L’assessore regionale al territorio, Davide Boni, vuol rendere edificabili i parchi e la ragione è presto detta: i Comuni interessati, soprattutto quelli della cintura milanese, vogliono poter costruire per incassare oneri di urbanizzazione ed i proprietari dei suoli, qualcuno molto influente, ovviamente premono. Chi difende il territorio alza le ultime disperate barricate. Questa pressione ad edificare dovrebbe trovare la prima giustificazione nella domanda del mercato: guardando in giro, però, i cartelli di "vendesi" ed "affittasi" ormai si sprecano. I prezzi sono ancora alti ma si capisce che stanno cedendo.
La domanda evidentemente non sembra importante. Certo chi cerca casa sa fare i conti: se abita fuori Milano, per venirci a lavorare spende cifre insostenibili in trasporto privato e con l’andazzo del prezzo della benzina la prospettiva è cupa. Quel che si risparmia sulla casa lo si spende nell’automobile. Del trasporto pubblico non parliamo più perché tanto non ci sono soldi e comunque raccogliere gli utenti disseminati nel territorio è impraticabile e costosissimo.
Da parte sua l’assessore milanese al territori, Masseroli, predispone un Piano di governo del territorio che ha come principale obbiettivo quello di far ritornare in città i pendolari e di trattenere i giovani o chi se ne vuole andare, ossia svuotare l’hinterland ed intercettare la domanda che si orienta verso i Comuni della cintura. Tutto il contrario di Boni. Chi vincerà questa assurda, inutile gara? Forse è per questo che Masseroli ha anche tanta fretta di varare la sua variante sull’area della Fiera ma sul percorso ci sono ancora molti ostacoli da superare.


L’associazione Residenti in Fiera, anche se meno radicale di quella Vivere meglio nella nostra zona, oltre al ricorso al Tar ha depositato in Comune fin dal maggio scorso 1800 firme chiedendo un’udienza pubblica per costringere l’amministrazione ad un vero confronto su temi precisi e ben noti: servizi, traffico ed impatto ambientale, senza trascurare alcuni aspetti tecnici tutt’altro che trascurabili come i danni ai fabbricati circostanti, i rumori e le polveri del cantiere. L’udienza pubblica ha ben altro rilievo di una conferenza, perché le osservazioni dei cittadini diventano atti del Comune e dunque hanno peso reale e formale. Vivere meglio, l’altra associazione, oltre ai ricorsi presentati vuol ora mostrare un progetto alternativo perché si discuta su un confronto e non su una sola ipotesi. Né l’una né l’altra associazione pare dunque si accontentino di una normale assemblea pubblica che rischierebbe di lasciare le cose come stanno.
Oggi però qualcuno dovrebbe anche dire ai cittadini come le scelte urbanistiche che si stanno per fare, qui ed altrove, non siano neutrali rispetto ai loro interessi immediati e futuri. Forse sarebbe opportuno avvertirli che tutte le irragionevoli diseconomie della città e del territorio saranno chiamati a pagarle loro e di tasca propria perché non c’è più spazio per ripianare coi soldi pubblici i nuovi costi delle società che gestiscono i servizi. La gestione del territorio non può e non deve diventare terreno di scontro politico tra diversi livelli istituzionali quando a pagarne le spese restano soli, impotenti, i cittadini.


il manifesto

Contro l’emendamento ammazzaparchi
di Mario Agostinelli e Simona Colzani


Dopo una breve pausa per le feste natalizie, il centrodestra lombardo ha riproposto con pochissime modifiche i cambiamenti già ritirati alla legge urbanistica, in particolare per quanto riguarda i residui spazi verdi regionali. E’ stato ripresentato “l’emendamento Boni” che consente, quando i sindaci decidano così, di ritagliare un pezzo di parco con procedura abbreviata, anche contro il volere dell’Ente parco. La proposta prevede che i Comuni possano individuare estensioni insediative all’interno del perimetro delle aree protette. Il tutto attraverso procedure semplificatissime, alla fine delle quali è proprio la Giunta regionale a siglare la “riuscita” dell’operazione. Come se l’ambiente naturale, inteso come sistema, finisse col cartello che segna i confini comunali. E’ pur vero che flora e fauna non votano, ma l’interruzione delle reti naturali, dei percorsi e dei sistemi di riproduzione cozzano con gli interessi edificatori ed economici delle singole amministrazioni e, allora, bisogna dar la priorità a questi ultimi! Eppure i Comuni sono i soci del Consorzio che gestisce il Parco, nominano i suoi amministratori, approvano il Piano Territoriale... Peraltro, l’Anci e i presidenti dei parchi si sono pronunciati duramente contro l’emendamento Boni. Quella della Regione risulta quindi solo una forzatura per eliminare livelli di partecipazione e consentire abusi territoriali su pressione di interessi che si vogliono tener nascosti.
Ai nostri giorni la martoriata Lombardia è messa sotto assedio anche nelle aree storicamente conquistate a un uso non speculativo: si pensi alle fasce naturali della valle del Ticino (Malpensa e infrastrutture), o al vasto arco di verde agricolo del Parco Sud Milano (Expo 2015) o al Parco Pineta di Tradate (mecca dei ritiri del calcio milanese). Quanto più sono grandi, tanto più la pianificazione territoriale dei parchi diventa complessa e si allontana dall’idea del progetto di un giardino o di un’oasi naturale, per quanto ampia. Bisogna equilibrare sia le esigenze delle grandi reti della vegetazione, delle acque, che quelle delle attività umane, e delle amministrazioni che gestiscono quei territori per abitare, coltivare, lavorare, far spesa, spostarsi. Altro che patti sottobanco tra giunta e sindaci disinvolti!


Ma tant’è: i nostri “padani” hanno fatto del territorio una bandiera vendibile, “bancabile” si direbbe coi neologismi tecnici di Formigoni.
Tra l’altro, lo scempio del provvedimento ”ammazzaparchi”, con un lifting di forma ma non di sostanza, è passato coi soli voti di maggioranza (Lega, An, Fi) in Commissione Ambiente prima della imminente discussione di una nuova legge sui parchi, per mettere i cittadini di fronte al fatto compiuto. In effetti sono anni che procede lo smantellamento del sistema delle aree protette in Lombardia da parte della maggioranza che governa la Regione. La prima spallata è stata data con le modifiche normative apportate alla legge regionale sui Parchi n°86 del 1983, durante la VI e VII Legislatura, con cui il parco è stato sdoppiato in due aree: la zona di “parco regionale” e la zona di “parco naturale” - laddove l’area realmente protetta è ridotta solamente al parco naturale, un nucleo interno al parco regionale e di estensione quasi sempre ridottissima.
Periodicamente, vengono concesse dalla Regione deroghe al regime di tutela: negli ultimi mesi si sono verificati casi di autorizzazione a realizzare cave, impianti, centrali elettriche all’interno dei parchi. Anche le risorse trasferite dalla Regione agli Enti Parco sono sempre più esigue. E come se ciò non bastasse, vengono distribuite discrezionalmente.


La recente delibera di giunta, dgr 5817 del 7 novembre 2007, prevede l’erogazione “straordinaria” di quasi 14 milioni di euro ai soli parchi amministrati dal centro destra – prevalentemente collocati nelle province di Bergamo e Varese. Il tutto in sfregio alle più elementari norme di rispetto e di etica istituzionale.
Alla fine di un percorso che ha assestato già duri colpi e ormai in campagna elettorale, la maggioranza regionale agisce “di sponda”, attraverso la legge urbanistica; forse pensava che così nessuno se ne accorgesse?
Ma sono state raccolte migliaia di firme illustri su documenti molto preoccupati e si annunciano manifestazioni nei comuni.
Non c’è più limite al peggio: non c’è “stile” - lo sapevamo - ma ora si va ben oltre. Non c’è più rispetto delle regole, delle competenze, degli iter, dei ruoli. Ogni logica istituzionale viene travisata e utilizzata per assecondare gli interessi forti che la Regione rappresenta.


postilla


Ci sono due complementari elementi di tristezza e desolazione, a definire democraticamente il panorama metropolitano milanese: quello della maggioranza e quello dell’opposizione (almeno quella istituzionale come si è vista sinora).
L’atteggiamento arraffatore, avido e confuso, del centrodestra legaiolo e forzo-ciellino, è ben riassunto dal breve bozzetto tragicomico della strana coppia Boni-Masseroli schizzato da Beltrami Gadola: nessuna strategia sul territorio, appunto, salvo favorire caso per caso o all’ammasso amici e amici degli amici. Fino a esaurimento delle risorse, o chissà, fino al risveglio di un’intelligenza collettiva che appare vistosa e vivace, ma chissà perché priva di una voce istituzionale adeguata. E qui si passa al problema opposizione.
Una opposizione ben riassunta dall’intervento Agostinelli-Colzani, nei toni e nella sostanza. Leggendo quell’articolo sul manifesto, stamattina, non riuscivo a smettere di chiedermi perché mai, sulla questione parchi, i partiti del centrosinistra e i loro rappresentanti continuino a presentarsi in questo ordine sparso, ognuno osservando questa o quella cosa, ognuno promettendo sfracelli che ovviamente, agendo da solo, rimarranno solo parole.
Il fatto poi che nell’articolo di Agostinelli-Colzani abbia ritrovato interi passaggi prelevati col copia-incolla (a partire dall’incipit, andiamo!) da Planophobia, che avevo firmato su questo sito insieme a Cristina Gibelli, non fa altro che confermare le perplessità. Come osserva il sindaco di Cassinetta di Lugagnano, che ha convocato una utile Assemblea sul tema, nel centrosinistra la confusione è grande, ma la situazione non è affatto eccellente (Fabrizio Bottini)

Mille e-mail ai parlamentari italiani per denunciare l'emergenza parchi in Lombardia

Il comunicato stampa degli amici di Beppe Grillo della Lombardia, con un appello ai parlamentari italiani

Gli Amici di Beppe Grillo della Lombardia (Pavia, Milano, Mantova, Lecco, Como, Sondrio, ecc), insieme con numerose altre associazioni,
denunciano l'aggressione ai parchi lombardi che si sta consumando in questi giorni e fanno appello a tutti i parlamentari italiani perché si attivino per la tutela di questo importante patrimonio comune.

E' una aggressione in punta di penna, condotta secondo le procedure. Perfettamente legale ma potenzialmente devastante. Con il PDL (progetto di legge) 207 la Regione Lombardia, di fatto, toglie ai parchi regionali il potere di veto. In particolare l'emendamento Boni (art. 13bis) stabilisce che se un comune presenta un progetto di lottizzazione sul territorio del parco, e questo viene respinto dall'ente parco allora la competenza sulla decisione passa alla Regione che può ribaltare il parere negativo e approvare quindi la lottizzazione. La pianificazione territoriale del parco sarà quindi dettata dagli equilibri politici, dalle pressioni dei costruttori, dalle emergenze del momento, dalle scadenze elettorali senza più alcun filtro. Non a caso l'emendamento Boni è subito stato ribattezzato "ammazzaparchi".

Il fenomeno interessa ormai diverse regioni oltre alla Lombardia, anche Veneto, Piemonte, Friuli Venezia Giulia, Valle d'Aosta stanno mettendo mano alle rispettive normative regionali sulle aree protette con intenzioni analoghe.
Si tratta a tutti gli effetti una questione nazionale. Per questo ci rivolgiamo al parlamento italiano. Nella email che inviamo a ciascun parlamentare chiediamo 3 cose:

- una attivazione immediata per bloccare l'emendamento Boni (il passaggio in Consiglio Regionale per l'approvazione definitiva è previsto per martedì 4 marzo)
- una direttiva nazionale che impedisca alle Regioni di stravolgere i parchi
- riferimenti espliciti, nei programmi per le prossime elezioni politiche, alla tutela delle aree protette e alla limitazione del consumo di suolo.

(in calce il comunicato ai parlamentari)

Pavia 27-02-2008


- Gli amici di Beppe Grillo della Lombardia (unione dei meet-up lombardi)
- Associazione per il Parco sud Milano
- Comitato per il Parco "A. Cederna" - Monza
- Eddyburg.it -
- Associazione "La Rondine"
- Comitati contro l'utostrada Broni - Pavia - Mortara
- Legambiente provinciale Pavia
- Circolo Legambiente Milano Ovest
- Comitato Agricoltori Pavia
- WWF Oltrepo Pavese
- Italia Nostra Pavia

Gli amici di Beppe Grillo della Lombardia sono:
I Grilli Altoparlanti di Milano
Amici di Beppe Grillo di Pavia
Amici di beppe grillo di Lecco
Amici di Beppe Grillo di Bergamo e Provincia
Amici di Beppe Grillo di Sondrio e Provincia
Beppe Grillo Meetup per Como e provincia
Mantova Beppe Grillo Group
Amici di Beppe Grillo a Monza
Busto Arsizio Beppe Grillo Meetup Group
I Grillini dei Navigli, Abbiategrasso-Magenta amici di Beppe

Il testo dell'appello ai i parlamentari italiani

L'assedio ai parchi regionali della Lombardia: una questione nazionale

Cosa sta succedendo:

La Regione Lombarda ha approvato, al momento solo in commissione Territorio, alcune proposte di modifica alla legge sull'urbanistica 12/05 che di fatto annullano le prerogative di programmazione e controllo dei parchi regionali. Viene infatti affidata alla Regione la decisione finale sulle varianti urbanistiche su cui non si trovano d'accordo Comuni e Enti parco: in pratica, se un ente dice no a una variante voluta da un Comune, la decisione finale passa alla Regione Lombardia. E' una norma che può segnare la fine dei parchi lombardi e della rete naturale che ancora mantengono in vita, a cominciare dal Sud Milano, sul quale da tempo incombono gli interessi dei costruttori.

Cosa pensiamo di quello che sta succedendo:

Crediamo che una proposta di questo tipo non sia compatibile con una seria politica di gestione dell'ambiente e del territorio. In una Regione come la Lombardia, caratterizzata da un crescente e invasivo grado di antropizzazione e di degrado delle risorse ambientali, introdurre norme destinate ad intaccare la funzionalità delle aree protette sarebbe oltremodo pericoloso e deleterio.

Cosa vi chiediamo come nostri rappresentanti:

- Di attivarvi perché i proponenti ritirino gli emendamenti alla legge 12/05 (in particolare l'emendamento Boni, art. 13 bis, detto "ammazzaparchi") che costituiscono una minaccia per la tutela dei parchi lombardi.
I tempi sono strettissimi, il Consiglio Regionale della Lombardia voterà il 4 marzo il pacchetto di modifiche.

- Di impegnarvi per una direttiva nazionale sulla gestione delle aree protette perché il cattivo esempio della Regione Lombardia non faccia scuola. Dal Veneto, dal Friuli Venezia Giulia, dal Piemonte, dalla Valle d'Aosta giungono segnali di allarme sui possibili interventi normativi per consentire la lottizzazione delle aree protette.

- Di operare perché siano introdotti nei programmi dei partiti di cui siete espressione, in vista delle prossime elezioni politiche primaverili, espliciti riferimenti alla tutela delle aree protette e al contenimento del consumo di suolo.


Pavia, 27 Febbraio 2008



lunedì 25 febbraio 2008

Lo sai perchè?

"... in Lombardia ci sono 25 milioni di metri quadrati di aree dismesse ... "
(dal Tg3 del 25 Febbraio 2008 a proposito dei metodi di "lavaggio" del denaro mafioso)

Facciamo la solita converisione in campi da calcio ... 25.000.000 di metri quadrati ... sono 2.500 ettari (quadratoni 100mt x 100mt) , cioè 5.000 campi da calcio (rettangoloni 100mt x 50mt circa), giusto per immaginare di quanta terra stiamo parlando.

Se li mettiamo in fila per il lato lungo, fanno una striscia di 50 metri per 500 Km.... poco meno che da Milano a Roma

Impressionante vero?

Aree dismesse lì, belle pronte, che potrebbero ospitare diverse migliaia di nuove attività artigianali o industriali. Perchè è evidente che avendo necessità di spazio per nuovi insediamenti si deve attingere a questo enorme serbatoio di suolo già "usato".

In qualche caso sarà necessario bonificare le aree, demolire le strutture esistenti, per contro ci sarebbe il non trascurabile vantaggio di avere già strade, collegamenti idrici, elettrici, fognature, spesso anche connessioni dirette con la rete ferroviaria.

Quindi perchè facciamo esattamente l'opposto? Perchè progettiamo quasi esclusivamente insediamenti sul suolo libero? Spesso si tratta di suolo agricolo (e in Lombardia di ottimo suolo agricolo).
Qualche volta anche dei pezzi di parco se ne vanno,
[storia di questi giorni .... Siccome i parchi perdono pezzi la Regione interviene sulla legge. Ma interviene per togliere quel po' di tutele, fissando questo principio: i progetti di lottizzazione bocciati dall'Ente Parco avranno una seconda chance in Regione. Equivale a dire: ti lascio il potere di approvazione ma ti tolgo quello di veto. Ma i parchi sono enti di programmazione e controllo, se il loro "no" perde valore non potranno controllare più nulla.]
a volte aree interstiziali, ancora non ricoperte dalla usuale crosta di asfalto/cemento, magari insterilite, ma recuperabili.

Ogni comune, dal più piccolo alla
grande Milano, pianifica nuovi insediamenti artigianali e industriali, con una tale efficienza che i capannoni vengono costruiti anche se nessuno li vuole.

Decidiamo anche di ampliare un aeroporto come Malpensa, in fisiologico e irriversibile ridimensionamento, con un inutile terzo terminal a da realizzarsi nel Parco del Ticino.

Costruiamo inceneritori prima di avere lavorato sulla raccolta differenziata e per la prevenzione "alla fonte" dei rifuiti, meno imballaggi e meno acquisti inutili, meno usa e getta.

Progettiamo imponenti linee ad alta velocità per il trasporto merci, con un potenziale di tonnellate/anno diverse volte più grande dell'attuale e non siamo in grado di saturare le scalcagnate linee esistenti, anzi da molti anni a questa parte il trasporto merci su ferro è in declino

Costruiamo (auto)strade per una devastante progetto urbanistico che vede il sud ovest della pianura padana condannato a ospitare centinaia di insediamenti logistici, e ad una inevitabile rozzanizzazione. Anche dell'anima.

Il problema del suolo è quello di essere una risorsa finita. E' la superficie della sfera su cui insistiamo, 1 terzo di terre emerse, 1 terzo di questo terzo è abitabile più o meno a stento.
E pian piano finisce, come sanno quei comuni del nord milano, della brianza, del varesotto che hanno raggiunto percentuali di antropizzazione dei suoli incredilmente alte, oltre il 70% ( e quando il 70% è urbanizzato il restante 30 o è vincolato o messo molto male).

Ovviamente il suolo non sparisce, il metro quadro di Terra su cui sono in questo momento rimarrà sempre qui, ma è cambiato il suo stato, 20 anni fa era prato, oggi è struttura di cemento.

[...un debole argomento negazionista : può essere che il tuo metro quadro 10.000 anni fa fosse lago, o mare, o deserto. Quindi perchè la nostra trasformazione radicale dovrebbe essere peggiore delle altre? Siamo o non siamo nell'antropocene? La terra è stata sempre plasmata dai padroni del momento, batteri, dinosauri o protozoi].

E' la capacità di giudizio che nostro malgrado ci è stata fornita a fare la differenza. I batteri che hanno sconfitto l'ossigeno, imparando a non farsi ossidare hanno conquistato e stravolto la Terra senza che potessero giudicare quello che stavano facendo (almeno credo:)
E soprattutto (i batteri) hanno interagito secondo dinamiche biologiche con il substrato che li ospitava non hanno deciso di coprire tutto con un sarcofago di asfalto.


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Ultimi giorni prima dei saldi regionali!!! Affrettatevi!!!

Virtualmente incatenati per difendere i parchi regionali


Una catena di blog per salvare i parchi Lombardi... (ma visto che questa partita ce la giochiamo in difesa potremmo anche parlare di catenaccio).
L'iniziativa è di Beppe Civati e Marcello Saponaro.


La mia invocazione è questa.

Formigoni, ritrova l'animale che è in te,
i suoi consigli sono più saggi
di quelli dell'immobiliarista in sala d'attesa




Istruzioni per incatenarsi
Ogni blog in catena(to) dovrà contenere:
1) un’invocazione, per esempio, “Roberto, a Roma vacci pure ma senza amazzare i parchi prima
2) il tagsalva+parchi” (per chi li può inserire)
3) un link, quello alla petizione già lanciata dall’Associazione per il Parco Sud di Milano che già conta 3736 adesioni. Molte ma dovranno essere moltissime
4) e poi, infine, tutti gli anelli precedenti della catena:
Pippo Civati, Marcello Saponaro, Leonardo Fiorentini, Lele Rozza, Carlo Monguzzi, Chiara Drago, Viva Monza più verde (Gianni Perego), Rino Pruiti, Dalmen


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domenica 24 febbraio 2008

I sindaci che vorremmo

Riprendiamo e divulghiamo l'appello del sindaco di Cassinetta di Lugagnano, Domenico Finiguerra contro l'emendamento "ammazzaprchi".
Caro sindaco, lei ci autorizza a sperare in una generazione di politici diversa da quella che dà spettacolo di sè attualmente.

SABATO 1 MARZO - ORE 10
CASSINETTA DI LUGAGNANO
sala consiliare p.zza Negri
ASSEMBLEA DI MOBILITAZIONE
degli amministratori locali, dei cittadini, dei comitati,
delle associazioni ambientaliste, dei movimenti, dei partiti
CONTRARI ALLA LEGGE “AMMAZZAPARCHI”

Contro l'emendamento "ammazza parchi" della Regione Lombardia.
Gli emendamenti alla legge Urbanistica regionale 12/2005 proposti
dall’Assessore all’Urbanistica Davide Boni e approvati in Commissione
hanno come obiettivo quello di facilitare espansioni insediative nei Parchi
Regionali.
Queste scelta causerà gravissime conseguenze sulla tutela e sulla gestione
delle risorse territoriali e sul sistema della pianificazione dei parchi.

Con l’emendamento 13 bis diviene possibile “scavalcare” in toto il
parere dei Parchi, delegittimando gli stessi ed i rispettivi Piani
Territoriali di Coordinamento: non sarà più necessario rispettare i
vincoli dei parchi per realizzare nuove lottizzazioni a fini edificatori,
basterà chiederlo all'assessore regionale.

E' evidente che l’emendamento "Ammazzaparchi" non risponde a particolari
bisogni che non siano le aspettative di espansione urbanistica e
residenziale nella "mezzaluna fertile" a sud di Milano.

L'incontinenza edilizia della grande metropoli vuole trovare sfogo nelle
terre fino ad oggi tutelate e preservate da due importanti parchi: Il PArco
Agricolo Sud Milano e il Parco del Ticino - Riserva Unesco.

Per dire NO, per costruire una forte, democratica e civile opposizione a
tale disegno scellerato,
Per non subire in silenzio la volontà di pochi a danno del futuro già
precario e fortemente compromesso del nostro territorio e del nostro
patrimonio ambientale.

ADERITE,PARTECIPATE E DIFFONDETE

Domenico Finiguerra

Sindaco di Cassinetta di Lugagnano - Parco del Ticino - Riserva Biosfera
UNESCO

sabato 23 febbraio 2008

I cattivi esempi fanno scuola: anche la Val d'Aosta vuole edificare nel parco del Gran Paradiso

Notizia ANSA del 22 febbraio.

(ANSA) - AOSTA, 22 FEB - Il Wwf Italia giudica "sconcertanti le dichiarazioni del Presidente della Giunta della Regione autonoma Valle d'Aosta, Luciano Caveri, che ha stigmatizzato come 'prassi inusuale e francamente irrispettosa' le legittime e doverose opinioni del presidente del Parco Nazionale del Gran Paradiso sull'atto del Consiglio della Regione". E' quanto si legge in una nota diffusa dall'associazione ambientalista.

Il presidente Wwf Italia, Enzo Venini, ha espresso nel comunicato "piena solidarietà al presidente del Parco Nazionale del Gran Paradiso Giovanni Picco" rivolgendo un "plauso all'efficienza dimostrata dal Parco sia nell'evasione delle pratiche amministrative, sia nella sua funzione di tutela del patrimonio naturale".

L'associazione "condivide le preoccupazioni del Parco rispetto alla semplificazione delle procedure per le varianti urbanistiche e per gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria all'interno dei confini del Parco". Inoltre, ritiene "irrealistico che un vincolo posto a tutela del patrimonio naturale, non solo dello Stato ma anche dell'Unione Europea, gestito appositamente da un Ente di carattere nazionale, possa essere sostituito dalla pianificazione locale delle singole comunità che hanno finalità diverse da quelle stabilite dal piano di gestione del Parco". (ANSA).

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Le ragioni del software libero

E' Iniziata la raccolta delle firme per sostenere il Progetto di Legge a sostegno del Software libero, dei formati aperti e per l'innovazione della Pubblica Amministrazione Lombarda.

Questo Appello vuole velocizzare l'approvazione del Progetto di Legge "Contributo alla competitività e all'innovazione della Pubblica Amministrazione lombarda attraverso l'utilizzo di formati aperti e FLOSS per la gestione dei dati elettronici" che giace da otto mesi in Consiglio Regionale.


Testo dell'appello:

Al Presidente il Consiglio Regionale della Lombardia
Ettore Adalberto Albertoni

Alla Presidente la I Commissione (Bilancio)
Rosa Angela Mauro

Al Presidente la VII Commissione (Cultura, formazione professionale, sport, informazione)
Daniele Belotti

I sottoscritti sollecitano il Consiglio Regionale della Lombardia a iniziare l'esame del Progetto di Legge 236 ("Contributo alla competitività e all'innovazione della pubblica amministrazione lombarda attraverso l'utilizzo di formati aperti e FLOSS per la gestione dei dati elettronici"), presentato il 21 maggio 2007.

L'utilizzo di software libero e open-source non è una mera posizione ideologica. E' già utilizzato da governi e amministrazioni locali in Italia e in Europa, indipendentemente dallo schieramento politico.

Esso è, infatti, una grande occasione di sviluppo per la società e per la pubblica amministrazione. Consente di controllare direttamente come funzionano i programmi per elaboratore, tutelando tra l'altro in modo più adatto i dati sensibili per la privacy dei cittadini; di ridurre i costi delle licenze per l'uso di software; di avere computer che possono dialogare tra di loro, indipendentemente dalla marca e dal modello; di agevolare gli imprenditori e gli sviluppatori di software locali; di sviluppare un sistema produttivo basato sulla creazione invece che sull'importazione di tecnologie essenziali; di aprire nuove possibilità di lavoro altamente qualificato per i giovani nel settore cruciale della tecnologia; di ottimizzare gli investimenti della pubblica amministrazione; di ridurre il divario digitale, offrendo ai cittadini la possibilità di avvalersi di strumenti facilmente accessibili.

Nel settore dell'informatica, ogni giorno perso ha costi e ripercussioni gravi, sia economiche, che sociali. La Lombardia non può permettersi di rimanere indietro nello sviluppo dell'hi-tech rispetto ai propri concorrenti sia in Europa che nel mondo; e la pubblica amministrazione lombarda non può perdere un'occasione di ridurre i propri costi strutturali, migliorando al contempo efficienza e sicurezza.

Per questo, i sottoscritti invitano Gli Uffici di Presidenza delle Commissioni I e VII e del Consiglio Regionale a iniziare la discussione sul PdL e ad approvarlo quanto prima.

Sottoscrivi anche tu il testo dell'appello per l'introduzione del S.L. nella P.A.


venerdì 22 febbraio 2008

Le dinamiche (compresse) del prezzo del riso

Dalla Provincia Pavese del 22 febbraio 2008, la lettera di una coltivatrice di riso

Non si coltiva più riso? Colpa degli industriali

La Provincia pavese riporta l’appello del Ministero delle politiche agricole: «Agricoltori, coltivate più riso». Ed io mi domando: ma qualcuno (se non i diretti interessati) si è mai domandato il perchè di questo sempre più forte abbandono della coltivazione risicola in favore di altre colture? La risposta è semplice quanto terribilmente vera: non è più conveniente; non lo è più da anni in realtà e, da quando sono (giustamente) saliti i prezzi di altri cereali molto più semplici ed economici da coltivare, molti imprenditori hanno diversificato le produzioni trovando così una strada alternativa ad un problema ormai noto da tempo.
Ed è giusto: perchè mai un agricoltore dovrebbe continuare a puntare su una coltura più laboriosa e meno redditizia? Il riso è il cereale con i più alti costi di produzione rispetto a tutti gli altri, oltre ad avere i più alti rischi per problemi legati alla sempre più grande scarsità d’acqua, piante infestanti e malattie fungine dalle quali è minato; ed in proporzione è quello in assoluto meno pagato.
Per capire un po’ meglio come si è arrivati ad una simile situazione bisogna fare un piccolo passo indietro nel tempo: 20 anni fa, un quintale di riso Carnaroli grezzo (una delle più pregiate varietà di riso) veniva pagato dalle riserie attorno alle 180.000 lire; questa cifra, unitamente ai costi di produzione (gasolio, prodotti, terreni, eccetera) all’epoca molti inferiori rispetto a quelli odierni, permettevano agli agricoltori che puntavano su queste colture, di ripagare il proprio lavoro e di guadagnare in proporzione all’investimento di tempo e denaro.
Le riserie acquistavano pagando (evidentemente di buon grado) un prezzo più che giusto per un prodotto la cui richiesta era sempre molto alta. Poi, un bel giorno, un pugno di riserie divenute sempre più grandi e forti (grazie ai lauti proventi della lavorazione e rivendita del riso), decisero di voler guadagnare molto, molto di più, e posero un bel «cartello» sul prezzo di acquisto del prodotto grezzo, sopra al quale non comprare più. Il pesce grosso che mangia il più piccolo, vecchia storia...
Così le aziende che acquistano le maggiori quantità di riso hanno messo in ginocchio gli agricoltori che, a fine campagna, hanno bisogno di vendere il prodotto velocemente, anche a cifre misere, per poter far fronte alle spese di un anno di lavoro; devono venderlo perchè la maggior parte di loro non ha lo spazio fisico per poterlo stoccare... devono venderlo perchè oramai non ci sarebbe più nessuno disposto a pagarlo più dei vergognosi prezzi imposti.
Oggi, il medesimo Carnaroli che 20 anni fa veniva pagato 180.000 lire al quintale, gli agricoltori sono costretti a svenderlo attorno ai 32,00 euro. La proporzione, lo vedete voi stessi, non c’è... La cosa incresciosa è che questo abbassamento del prezzo del riso, non è certo dovuto ad una scarsità di richiesta, anzi! Non solo dall’Italia, ma anche dall’estero, la domanda è sempre più forte... e la risposta sempre più flebile perchè la cosa davvero triste è che stanno letteralmente uccidendo la coltivazione di questo pregiato e nobile cereale. Sottopagato, svilito e maltrattato da chi, grazie ad esso, si è arricchito a dismisura a discapito di coloro i quali lo coltivano e che non hanno la forza nè la possibilità di contrastarli. Qualcuno salvi le nostre bellissime risaie.
Cecilia Tabarelli

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La legge della giungla che divora i nostri parchi

Riprendiamo dall'aggiornatissimo Eddyburg

La legge della giungla che divora i nostri parchi
Dalla Repubbliaca del 22.02.2008

Autore:

Secca e chiara denuncia dell’atteggiamento arrogante che ha prodotto l'“emendamento ammazzaparchi” lombardo. La Repubblica, ed. Milano, 22 febbraio 2008

Quando una città cresce e si espande sente il bisogno affannoso di reperire nuove aree edificabili; e le cerca nelle immediate vicinanze, occupando senza scrupoli i terreni ancora liberi, sotto la spinta di una miope ed esclusiva ricerca di speculazione. Analogamente, una tribù di selvaggi, quando cresce di numero, occupa violentemente nuovi territori limitrofi, sotto la spinta di una impellente necessità di sopravvivenza. Una stessa legge della giungla domina due comportamenti ugualmente violenti. Tuttavia, mentre una città retta dal "buon governo" padroneggia la sua espansione e la inquadra in piani di razionale sviluppo urbanistico, volti a conseguire un auspicabile bene comune; al contrario una città retta dal "mal governo", come quello che amministra oggi Milano, allunga i tentacoli della sua espansione su qualsiasi territorio a portata di mano, evitando deliberatamente di accertarsi se questi territori abbiano un valore ambientale o storico, o monumentale. Nei programmi del "malgoverno" non esiste il concetto di bene comune, esiste soltanto l’interesse ed il tornaconto dei singoli gruppi privati, cioè delle lobby.
In questi giorni sta per essere presa dalla Regione Lombardia una iniziativa offensiva e sciagurata; una offensiva che modifica la attuale legge urbanistica e peggiora sensibilmente le norme di protezione dei parchi naturali. I parchi naturali, quando si trovano ai margini della città, vengono comprensibilmente valutati, da parte di costruttori avidi e di amministratori poco scrupolosi, come tesori rari ed inestimabili. Una edificazione interamente collocata nel verde acquista infatti un invidiabile pregio e garantisce un altissimo profitto.

Con la precedente legge regionale era stata ottenuta una lodevole conquista, culturale e civica allo stesso tempo: il paesaggio, sia naturale che monumentale, veniva considerato come un bene di assoluta proprietà collettiva, un bene da salvaguardare gelosamente in nome di comuni e generali principi etici ed estetici; principi analoghi a quelli invocati dall’Unesco quando si impegna a salvaguardare luoghi di particolare valore, definiti "patrimonio dell’umanità". La nuova legge regionale calpesta questi principi e apre la porta a una distruzione dei parchi naturali, selvaggia e indiscriminata. Ipocritamente presentata come una occasione di abbellimento del territorio lombardo, la nuova legge in realtà apre le strade alla distruzione di quella parte di territorio ancora verde posto a Sud di Milano, e sopravvissuto alla edificazione caotica del dopoguerra; mentre dalla stessa edificazione è stata irrimediabilmente sfigurata la parte posta a Nord, la (un tempo) amena Brianza. Con una subdola norma, che può sembrare innocua ed è invece letale, la nuova legge demanda alla Regione il potere di concedere nuove edificazioni all’interno dei parchi, anche contro il parere dei Comuni interessati, cioè dei primi ufficialmente autorizzati a deliberare, perché inclusi nei confini del Parco e costituenti di questo parte integrante. "Allarme cemento nei parchi", diceva ieri, con enfasi appropriata, questo quotidiano; si dovrebbe aggiungere oggi, con toni angosciati, "Allarme, eccidio del paesaggio".


Se ne parla anche sulla stampa locale. Dalla provincia pavese del 22 febbraio 2008.

«Ammazza parchi», battaglia in aula
Il 4 marzo il consiglio regionale decide dopo il sì in commissione

MILANO. Dopo «sì» della commissione Territorio del Consiglio regionale della Lombardia all’emendamento sulla legge urbanistica che riguarda i Parchi (fra le proteste del centrosinistra che annuncia opposizione) il testo arriverà in aula il 4 marzo. La modifica affida alla Regione la decisione finale sulle varianti urbanistiche su cui non si trovano d’accordo Comuni e Enti parco: in pratica, se un ente dice no a una variante voluta da un Comune, la decisione finale passa alla Regione Lombardia.
«E’ una norma - hanno sostenuto Verdi, Sinistra democratica e Prc - che può segnare la fine dei parchi lombardi, a cominciare dal Sud Milano, sul quale da tempo incombono gli interessi dei costruttori sostenuti dal Comune di Milano». Anche il partito democratico definisce «il contenuto dell’ emendamento assolutamente improprio, così come - ha spiegato il consigliere Maria Grazia Fabrizio - giustificate sono le preoccupazioni che giungono dalla società lombarda, cioè Comuni, Province, Enti parchi, associazionismo, a proposito di questo testo». Federparchi, Wwf, Fai e Legambiente hanno più volte il loro secco no a quello che è stato soprannominato «l’emendamento ammazzaparchi».
Il presidente della commissione Territorio Marcello Raimondi ha però difeso non solo la norma sui parchi ma tutte le modifiche alla legge urbanistica che sono state approvate oggi. «La legge - ha sottolineato l’esponente di Forza Italia - è rispettosa dei parchi e delle loro specificità. Proprio per evitare dissidi inconcludenti per il territorio abbiamo previsto una novità importante costituita dal ruolo di arbitrato assegnato alla Regione per risolvere conflitti tra ente parco e singoli Comuni». Dunque, secondo Raimondi, non c’è alcun pericolo di speculazione edilizia. Anzi le nuove norme disegnano «una Lombardia - ha aggiunto - ancora più bella». Fra le novità, che per entrare in vigore dovranno essere approvate dal Consiglio regionale, ci sono l’obbligo di prevedere opere di mitigazione ambientale per le nuove infrastrutture di mobilità, il divieto di costruire vicino a ferrovie e autostrade e anche di montare cartelloni pubblicitari lungo le nuove strade. Una norma già prevista negli accordi di programma di infrastrutture come la nuova autostrada Cremona Mantova. E’ introdotto l’obbligo per i Comuni di prevedere la certificazione energetica degli edifici sono previste semplificazioni per i Comuni che hanno meno di 15 mila abitanti e ancora di più per quelli che ne hanno meno di duemila. Si permettono sconti del 50% degli oneri urbanistici per i progetti di housing sociale e si introduce l’obbligo del parere dei Comuni limitrofi prima di poter costruire un nuovo campo nomadi. Norme sulle aree dismesse e sulla sicurezza nei cantieri completano le modifiche che «tengono conto di 2 anni di applicazione delle norme, perfezionandole e rendendole più efficaci».


Vogliono cementificare ancora di più»
Duri gli ambientalisti. Porcari: «La stessa legge cambiata 4 volte»


MILANO.«L’emendamento tenacemente voluto dall’assessore Boni della Lega Nord e dalla giunta segna il ritorno del furore cementificatore nella legislazione regionale, ai danni dell’unica istituzione di tutela che ha dimostrato di reggere alle ondate immobiliari nell’ultimo trentennio: i parchi». E’ stato durissimo il commento delle associazioni ambientaliste Legambiente, Fai, Wwf, Italia Nostra. «E’ davvero singolare che una Regione che si dichiara fautrice di valori come sussidiarietà e federalismo introduca una norma che, di fatto, reintroduce la valutazione centralistica regionale degli strumenti urbanistici locali, solo al fine di concedere nuovo spazio al cemento in tutta la Regione».
«È la quarta volta che si mette mano a una legge urbanistica approvata meno di tre anni fa - ha commentato il consigliere regionale del Partito democratico Carlo Porcari -. E per l’ennesima volta si tratta di una variazione di carattere mirato e non di carattere generale, secondo un metodo del tutto inaccettabile. Nel merito, il centrodestra ha approvato una norma priva di buonsenso, che rischia di vanificare 30 anni di storia dei parchi lombardi, nati per garantire un governo condiviso delle questioni urbanistiche e territoriali nelle aree meritevoli di tutela ambientale. Con questo emendamento, che viene presentato dai suoi sostenitori come strumento per risolvere i contenziosi tra i parchi e i comuni, si assesta in realtà un colpo fortissimo al federalismo sostanziale e alla sussidiarietà, perché la Regione si arroga competenze amministrative in materia urbanistica che sono dei Comuni, delle Province e degli enti Parco, a loro volta partecipati dai Comuni interessati».

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giovedì 21 febbraio 2008

Passa l'emedamento Boni, alcuni commenti

Dalla mailing list di Legambiente Pavia, le reazioni allarmate all'approvazione in commissione ambiente e territorio dell'emendamento "ammazzaprchi".


In Regione. Le critiche dal centrosinistra
Parchi, approvato l’emendamento

MILANO. Arriva il «sì» definitivo della commissione Territorio del Consiglio regionale della Lombardia a un emendamento sulla legge urbanistica che riguarda i Parchi fra le proteste del centrosinistra che annuncia opposizione in aula.
La modifica affida alla Regione la decisione finale sulle varianti urbanistiche su cui non si trovano d’accordo Comuni e Enti parco: in pratica, se un ente dice no a una variante voluta da un Comune, la decisione finale passa alla Regione Lombardia. «E’ una norma - hanno sostenuto Verdi, Sinistra democratica e Prc - che può segnare la fine dei parchi lombardi, a cominciare dal Sud Milano, sul quale da tempo incombono gli interessi dei costruttori sostenuti dal Comune di Milano».
Anche il partito democratico definisce, con i suoi consiglieri, «il contenuto dell’emendamento assolutamente improprio con critiche durissime da Comuni, Province, Enti parchi, associazionismo, a proposito di questo testo». Federparchi, Wwf, Fai e Legambiente hanno più volte il loro secco no a quello che è stato soprannominato «l’emendamento ammazzaparchi». Il presidente della commissione Territorio, Marcello Raimondi (Forza Italia), ha immediatamente replicato: «La legge è rispettosa dei parchi e delle loro specificità».

***


La posizione unitaria delle associazioni ambientaliste


LEGGE URBANISTICA REGIONALE

FAI, ITALIA NOSTRA, LEGAMBIENTE, WWF: PASSATO L’EMENDAMENTO AMMAZZA PARCHI


Da oggi i parchi regionali sono ancora di più “sulla carta” essendo stati di fatto commissariati dalla Giunta Regionale, grazie al nuovo testo della Legge Urbanistica passato oggi in Commissione e che andrà dal 4 marzo in aula per la votazione definitiva


A nulla è valsa la richiesta di ritirare l’emendamento 13bis alla Legge Regionale Urbanistica fatta oggi da FAI – Fondo per l’Ambiente Italiano, Italia Nostra, Legambiente Lombardia e WWF Italia, appoggiata anche da Federparchi Lombardia, durante i lavori della Commissione stessa


Ci chiediamo se questa delegittimazione dei parchi sia inclusa nel mandato che i cittadini lombardi hanno dato al Presidente Formigoni


Gli emendamenti alla legge Urbanistica regionale 12/2005 proposti dall’Assessore all’Urbanistica Davide Boni e approvati oggi in Commissione hanno come obiettivo quello di facilitare ai Comuni espansioni insediative nei Parchi Regionali. La tutela dell’ambiente, della storia, dell’interesse collettivo, sembra essere assente nella politica dell’attuale Giunta Regionale, nonostante le normative europee vadano in direzione opposta. Queste scelte causeranno gravissime conseguenze sulla tutela e gestione delle risorse territoriali e sul sistema della pianificazione dei parchi. L’emendamento 13 bis, passato oggi, viene proposto in nome dell’efficienza o con la scusa di operare una “mediazione” tra Comuni ed Enti parco, dove non è chiara l’opera di mediazione della Regione dato che diviene possibile “scavalcare” in toto il parere dell’Ente gestore del Parco. L’emendamento 13 bis delegittima gli Enti parco ed i rispettivi Piani Territoriali di Coordinamento: non sarà più necessario infatti confrontarsi con il parco e con gli altri enti consorziati per realizzare nuove lottizzazioni a fini edificatori, basterà chiederlo all'assessore regionale. L’emendamento 13 bis, infine, ci appare ancor più fuori luogo e incongruente alla luce del progetto di legge quadro sui parchi e sulle aree protette – promosso dall’Assessore alla Qualità dell’Ambiente, Marco Pagnoncelli - che tratterà ancora del medesimo oggetto. Diventa così ancora più evidente che l’emendamento 13 bis non risponda a particolari bisogni che non siano le aspettative di edificazione, come nel caso del Parco Agricolo Sud Milano. Pertanto esso si pone in rotta di collisione con un progetto organico (molto criticabile ma organico) di riforma complessiva della disciplina sulle aree protette.

L'emendamento tenacemente voluto dall'assessore Boni della Lega Nord e dalla Giunta Regionale segna il ritorno del furore cementificatore nella legislazione regionale, ai danni dell'unica istituzione di tutela che ha dimostrato di reggere alle ondate immobiliari nell'ultimo trentennio: i parchi. E' davvero singolare che una Regione che si dichiara fautrice di valori come sussidiarietà e federalismo introduca una norma che, di fatto, reintroduce la valutazione centralistica regionale degli strumenti urbanistici locali, solo al fine di concedere nuovo spazio al cemento in tutta la Regione, sebbene la legge sia stata fatta solo per consentire al comune e alle immobiliari milanesi di avere mano libera sui terreni agricoli del Parco Sud”. E' quanto dichiarano, congiuntamente, i rappresentanti delle associazioni ambientaliste lombarde, che proprio oggi hanno consegnato alla Commissione le prime 3500 firme raccolte on-line contro l'emendamento.


Da Eddyburg altri commenti sui quotidiani di oggi

Lombardia vergogna d'Europa

Data di pubblicazione: 21.02.2008

Vergogna. Stavolta senza il punto di domanda: approvato in Commissione l’emendamento ammazzaparchi. Dalle edizioni milanesi de la Repubblica e del Corriere della Sera, 21 febbraio 2008 (f.b.)

la Repubblica
Un duro conflitto appena cominciato
di Paolo Hutter

«La nuova legge permette di operare per una Lombardia ancora più bella». La dichiarazione è del presidente della commissione Territorio, il forzista Marcello Raimondi. È da incorniciare quell’"ancora".
È segno di orgoglio lombardo, anzi di sguardo velato da compiacimento verso la megalopoli di villette e capannoni che è colata da tutte le parti negli ultimi decenni. Bisognerebbe invertire la rotta, non andare "ancòra" avanti nella direzione del cemento, delle ruspe e del mattone. E invece la legge contiene proprio quell’emendamento che gli ambientalisti uniti hanno cercato di respingere e hanno battezzato "ammazzaparchi". Si tratta di una questione che al momento, si presenta solo come attribuzione di potere, ma dietro la quale si agitano le pressioni a edificare, soprattutto nel Parco Sud Milano. Finora un Ente Parco, che poi è composto dai Comuni, non da marziani verdi, poteva bloccare, a maggioranza, giudicandole incongrue col parco, delle iniziative edilizie in un singolo comune. Con il testo della nuova legge, la giunta regionale si attribuisce un potere a senso unico. Le associazioni ambientaliste sono state audite, ma il loro parere è stato scavalcato. Tutte le forze di centrosinistra si oppongono, in questo caso unite. Forse il conflitto sta solo cominciando. Il tema del consumo del suolo sta diventando sempre più caldo in Europa e in particolare nella densa Italia, e lo sta diventando per ragioni sia climatiche che energetiche che paesaggistiche. È vero che a livello locale ci possono essere esigenze diverse difficili da comporre ma in termini generali l’opinione pubblica si sta spostando verso la salvaguardia, anzi la ri-estensione delle aree verdi e agricole. Chissà se qualcuno ne terrà conto, anche nella campagna elettorale che si sta aprendo.

la Repubblica
L’affare mattone nella zona sud
di Stefano Rossi

Con l’emendamento Boni approvato in Regione vengono resi edificabili 38 milioni di metri quadrati di Parco Sud entro i confini di Milano, 38 chilometri quadrati su un totale di 182. Oltre un quinto del territorio cittadino.
Non si vuole dire che su questa enorme serie di aree a ferro di cavallo, da sud-ovest a sud-est, da domani si vedranno ruspe e cantieri. È vero però che «d’ora in poi il sindaco, non la giunta o il consiglio comunale - dicono i verdi Carlo Monguzzi e Paolo Lozza - potrà di sua iniziativa proporre al parco di trasformare tutte le aree che ricadono nei suoi confini amministrativi. Fino a ieri il parco diceva di no. Domani deciderà la Regione». E ci sono circa 60 Comuni nel perimetro del parco Sud, 400 dentro i parchi dell’intera Lombardia.
A metà marzo la Provincia esaminerà le richieste di modifica dei confini del parco Sud da parte dei Comuni inclusi. Le motivazioni sono le più svariate, dalla correzione di errori cartografici alla richiesta di sviluppo urbano e industriale. Se venissero accolte tutte le istanze, il consumo del territorio, vale a dire la parte "popolata" del suolo (case, uffici, strade, parcheggi), aumenterebbe di 8 punti percentuali. Arriverebbe al 42 per cento del totale contro il 34 attuale, che peraltro è un dato medio. E a contenere la media finale, il parco Sud contribuisce in modo significativo, con un 19 per cento di consumo del territorio.

Si diceva che il Comune non edificherà su tutte le aree «liberate» dall’emendamento Boni. Anzi, l’assessore all’Urbanistica, Carlo Masseroli, si difende: «Non abbiamo megaprogetti nel cassetto, non siamo cementificatori». Il Comune vuole assegnare a ogni area vincolata a uso agricolo un indice di edificabilità, che sarà aggiunto ai diritti di costruzione dello stesso proprietario su altri terreni. Per i grandi immobiliaristi come Ligresti, Cabassi, Zunino, si aprono prospettive interessanti di utilizzo, sia pure indiretto, di terreni improduttivi, finalmente in grado di generare altrove cubature di costruito. Per Masseroli il bilancio rimarrà in equilibrio grazie al fatto che le aree agricole protette, spogliate dei loro diritti edificatori, passeranno in proprietà al Comune con destinazione a parco. Mentre ora, così come sono, rimangono abbandonate: «I contenziosi generano paralisi e degrado delle aree protette, dunque la norma regionale è corretta. Con la Provincia (guidata dal centrosinistra, ndr) stiamo facendo un ottimo lavoro per rendere fruibili grandi pezzi di parco dentro la città».
Andrà così? Non moltissimi anni fa il parco delle Groane, visto dall’alto, si confondeva con il tessuto agricolo circostante. Oggi è ben individuabile, delimitato dall’urbanizzazione. «Il Comune di Senago da tempo vuole costruire dentro le Groane un grosso insediamento residenziale, il quartiere Mascagni - racconta Damiano Di Simine, presidente di Legambiente Lombardia - e sarebbe un bel morso alle zone protette. C’è un’aspettativa enorme di edificazione sui parchi, che finora hanno resistito alla ondata immobiliare più potente del Nord Italia».

Ora l’argine scompare. Un altro esempio? La futura cittadella dell’ingrosso cinese al Gratosoglio. È prevista su un’area industriale, ma dove sono gli spazi per allargare le strade e accogliere il maggior flusso di camion? Su aree di Ligresti, nel parco Sud. Il Comune ha un interesse forte e giustificato e la Regione difficilmente dirà di no, quand’anche il Parco si opponesse. Maria Grazia Fabrizio, consigliera regionale del Pd, ha chiesto «cosa potrebbe succedere al parco di Trenno o all’ippodromo di San Siro, che sono nel parco Sud? Chi garantisce contro l’idea, molto redditizia, di farci delle belle villette?». Marco Cipriano di Sd si augura che in aula «la maggioranza si divida. L’emendamento è presentato dall’assessore leghista Boni, però Boni non è tutta la Lega. Ad altri nel partito potrebbe non piacere». Ma gli ambientalisti non ci sperano troppo: «Come tanti anni fa, il vero sindaco di Milano è Ligresti».

la Repubblica
Allarme cemento nei parchi
di Andrea Montanari

Nuovi edifici nei parchi lombardi, tutto il potere al Pirellone. Tra le proteste dell’opposizione di centrosinistra, Fai, Italia nostra, Legambiente e Federparchi, la commissione regionale Territorio ha approvato l’emendamento dell’assessore leghista Davide Boni dà il potere alla Regione di decidere sulle controversie tra comuni e le amministrazioni dei parchi sulle nuove costruzioni nella aree protette. Ora la battaglia si trasferisce in consiglio regionale. Per il Pd e la Sinistra «sarà la cementificazione dei parchi». Ribatte il Pirellone: «Non è vero, così finalmente si potrà decidere».
Il via libera della commissione regionale Territorio all’emendamento dell’assessore lombardo all’Urbanistica Davide Boni, della Lega, che attribuisce solo alla Regione l’ultima parola sull’edificazione anche nei parchi e nelle aree verdi, è arrivato ieri. Ed è giunto nonostante il parere negativo ribadito sempre ieri a chiare lettere, durante la loro audizione, da Fai, Wwf, Italia Nostra, Legambiente, rappresentati da Costanza Pratesi, e Federparchi presente con il suo presidente Agostino Agostinelli. La modifica della legge urbanistica, che da ora in poi assegnerà solo al Pirellone e non più ai comuni ogni decisione, e toglierà ai responsabili dei parchi il potere di veto, è stata approvata dal voto compatto di tutta la maggioranza di centrodestra, che nel frattempo ha approvato tutta la legge 12: un "sì" a poche settimane dal varo della giunta del nuovo piano regionale del territorio, destinato a cambiare il volto e soprattutto il paesaggio della Lombardia nei prossimi anni. Ora la battaglia per l’approvazione definitiva si sposterà in aula, a partire dal 4 marzo.

Nella nuova legge, fortemente voluta dal Carroccio, sono comprese, tra l’altro, nuove norme restrittive sulla realizzazione in Lombardia di nuove moschee e l’insediamento di campi rom solo con il consenso di tutti i comuni limitrofi, e quelle più permissive che, ad esempio, consentiranno di costruire anche nelle "aree standard" come nel caso ormai noto della Cascinazza, a ridosso del parco di Monza. Per l’assessore provinciale al Territorio Pietro Mezzi, dei Verdi, è a rischio l’integrità delle zone protette. «Quello che lo scorso novembre era stato impedito da una vasta mobilitazione - denuncia - si è purtroppo verificato. Con l’approvazione dell’emendamento Boni, anche in presenza di un "no" dei parchi a progetti comunali di insediamento, un parere della Regione potrà consentire comunque l’intervento». Pronta la replica dell’assessore regionale all’Urbanistica Davide Boni, che spiega: «Sono tranquillo come lo ero due mesi fa. Perché questa norma non dà alcuna possibilità a nessuno di edificare dove non si può. Io sono per salvaguardare l’ambiente il più possibile, ma non per salvaguardare i 1900 euro al mese che guadagna ogni presidente di parco. Dopo il via libera della giunta al nuovo piano regionale del territorio è arrivato il momento di decidere». Dello stesso avviso il presidente della commissione Territorio del Pirellone, Marcello Raimondi di Forza Italia: «Le nuove norme tutelano il territorio e i cittadini. Si prospetta così il disegno di una Lombardia ancora più bella. Con questa legge, ad esempio, tutte le strade e le infrastrutture di mobilità dovranno prevedere adeguate opere di mitigazione ambientale». «Finalmente», esulta anche il capogruppo di An in Regione, Roberto Alboni.

Di parere diametralmente opposto tutto il centrosinistra. «La maggioranza è stata sorda al richiamo del buon senso» attacca Franco Mirabelli del Pd. «La Cdl ha fatto carta straccia degli emendamenti dell’opposizione, che comunque si è duramente opposta all’emendamento ammazzaparchi, e dei pareri contrari di urbanisti e associazioni ambientaliste - aggiunge Luciano Muhlbauer di Rifondazione comunista - si tratta di un provvedimento inaccettabile».

Corriere della Sera
Parchi, nuove norme al via Fronte verde contro la Regione
di Laura Guardini

«Sì» della commissione Territorio del Consiglio regionale della Lombardia alle modifiche alla legge urbanistica
MILANO — Da una parte la Regione: «Le nuove norme urbanistiche tutelano territorio e cittadini. E permettono di lavorare per una Lombardia più bella » assicura Marcello Raimondi, presidente della commissione Territorio che ieri ha votato le modifiche alle legge del 2005. Dall'altra ambientalisti e gestori delle aree protette, che hanno battezzato appunto «ammazzaparchi » il nuovo assetto legislativo. In commissione, ieri, sono stati ascoltati. Ma poi, come si aspettavano, l'emendamento 13 bis è passato: la norma contesa, intorno alla quale le polemiche si susseguono da mesi.
Il meccanismo: la legge regionale del novembre 1983, oltre a istituire parchi e aree protette e a classificarli a seconda delle caratteristiche, affidava sostanzialmente ai parchi stessi — formati dai Comuni interessati — la pianificazione territoriale. Una delle modifiche alla legge urbanistica — predisposte dall'assessorato al Territorio guidato dal leghista Davide Boni, mentre l'assessore alla Qualità dell'Ambiente Marco Pagnoncelli, Forza Italia, prepara la revisione alla legge sui parchi che andrà in commissione a partire dal 29 febbraio — prevede ora che i Comuni possano chiedere varianti al piano territoriale del parco. E se il parco stesso dice no, la richiesta può essere sottoposta alla giunta regionale. «La Regione sarà garante di ciò che avviene nei parchi, non vedo perché questo debba essere preso come un via libera alla cementificazione », ha detto e ripetuto l'assessore Boni.

Ma, nel preannunciare ancora battaglia quando, il 4 marzo, la legge urbanistica andrà in consiglio regionale, verdi e Federparchi rincarano la dose. «Provvedimento inaccettabile, che può segnare la fine dei parchi lombardi — dicono i consiglieri Carlo Monguzzi (Verdi), Marco Cipriano (Sd) e Luciano Muhlbauer (Prc). E ricordano che, nel Parco Agricolo Sud — quello sul quale sembrano soprattutto incombere voglie di edificazione — il Comune di Milano ha 38 chilometri quadrati di verde: la superficie totale del territorio municipale è di 182 chilometri quadrati. «Ma a preoccuparci non è tanto una criticità localizzata quanto la voragine che si sta per aprire: l'ordine gerarchico degli strumenti urbanistici viene stravolto », dice Attilio Dadda, presidente di Federparchi Lombardia.
E aggiunge: «Con queste regole qualsiasi Comune può mettere davanti i propri interessi di campanile. Così si cancella la legge del 1983, innovativa, moderna, che metteva davanti l'interesse collettivo». Che è «tutela del paesaggio, ma anche della salute»: Dadda ricorda lo studio dell'Istituto dei tumori che, a causa dell'inquinamento atmosferico, ha stimato che gli abitanti della Pianura Padana vivano 36 mesi meno degli altri italiani.

«La legge è rispettosa dei parchi — ribatte Marcello Raimondi. — . Per evitare dissidi inconcludenti abbiamo previsto una novità importante costituita dal ruolo di arbitrato assegnato alla Regione per risolvere conflitti tra ente parco e singoli Comuni».
«L'avevo definito emendamento vergogna e confermo questo giudizio», replica da Palazzo Isimbardi Pietro Mezzi, assessore al Territorio della Provincia di Milano. «Alla Regione viene assegnato un potere sostitutivo decisionale», protesta per il Pd Maria Grazia Fabrizio e Franco Mirabelli aggiunge che il centrodestra «è stato sordo al richiamo del buonsenso », mentre dal Wwf la segretaria lombarda Paola Brambilla parla di «ritorno del furore cementificatore». Con Fai, Italia Nostra e Legambiente, il Wwf ha promesso di «portare all'attenzione del Bureau International des Expositions quello che sta succedendo, perché in netto contrasto con le linee di sostenibilità ambientale espresse dalla candidatura di Milano per l'Expo 2015 e supportate dalla Regione».

Nota: L'emendamento andrà adesso in Consiglio, dove passerà lo stesso. Si può comunque aderire ancora alla campagna contro l'emendamento al sito http://www.piccolaterra.it a sostenere il lavoro dell'opposizione istituzionale e stimolare una crescita e visibilità del movimento di opinione civile (parola assai adeguata, di fronte a certe scimmie nude elette e non)


Chi non l'avesse ancora fatto firmi online. www.piccolaterra.it

Acqua: ammesso il referendum

Da Circolo Pasolini.spilnder.com
Autore: Irene Campari

Durante l'ultima seduta del Consiglio regionale, l'assemblea ha votato l'ammissibilità del referendum sull'attuale legge regionale. 132 Comuni l'avevano chiesto e anche molte associazioni e cittadini che in questi anni si erano battuti per mantenere associato all'acqua il concetto di bene comune. La legge regionale infatti differenziava tra gestione delle strutture ed erogazione, mandando quest'ultima a gara. Ossia privatizzandola. In questi tre anni molti Comuni che avevano immediatamente recepito la legge e le Aziende controllate hanno rischiato di trovarsi bilanci traballanti poichè aumentava la voce delle uscite per la manutenzione delle reti idriche e servizi annessi, mentre diminuiva quella relativa all'erogazione. Pavia aveva, in seno all'ATO (Azioni di Ottimizzazione Territoriale), votato a favore della privatizzazione dell'erogazione, recependo la direttiva regionale. Nel dicembre scorso ASM aveva annunciato che si sarebbe costituita una società "Pavia acque" alla quale sarebbero stati conferiti alcuni servizi, o per la quale sarebbe stato possibile partecipare alle gare di appalto dell'erogazione. Un omologa invece dell'attuale e vecchia società SPEA, si sarebbe tenuta le reti e la manutenzione degli acquedotti. Tuttavia, durante l'ultima Commissione consiliare dedicata all'ASM e ai bilanci societari, il direttore Nicola Adavastro ha dichiarato che "la situazione è complessa, stiamo riflettendo". Se ne discuterà nella Commissione, già convocata, il 27 febbraio prossimo alle ore 18.00, all'odg c'è infatti "Il sistema idrico integrato". L'acqua è un bene comune e la battaglia civile e nonviolenta per mantenere ferma questa dichiarazione accomuna molte parti del mondo. Riuscire a mantenere qualche pezzettino della nostra vita quotidiana fuori dalla mercificazione sarebbe già un risultato non da poco.