lunedì 12 novembre 2007

Grandi logistiche e piccole opere

Giorgio Boatti
La Provincia Pavese del 11/11/2007

Logistica fatta per noi

Della "logistica" in questi tempi si fa un gran parlare, tanto da far persino dimenticare il significato della parola. Quando si parla di logistica si pensa agli interporti, a nuove autostrade progettate affinché funzionino da magnete per attrarre ai loro bordi massicci insediamento commerciali, nonché all'alta velocità. Alta velocità che dovrebbe consentire alle merci, giunte dall'Estremo Oriente sino ai porti europei, di collocarsi al più presto sugli scaffali del più defilato centro commerciale. Pochi ricordano che la logistica, nel suo significato fondamentale, quello che emerge anche aprendo un buon vocabolario dovrebbe essere essenzialmente "l'attività di coordinamento e di sincronizzazione di movimenti di persone o cose in una struttura collettiva". E un territorio, abitato da una comunità, quale ad esempio la nostra provincia, è certamente una "struttura collettiva" dove la "logistica" dovrebbe dare il meglio di sé.
Tuttavia vi sono dei missionari della "grande logistica" - disseminati nella politica e nelle imprese, a volte collocati sul crinale di confine dell'una o della altre - che sembrano convinti che solo con le grandi opere, quelle di cui sono imperiosi paladini, si possano sanare le magagne di un territorio quale il nostro, pesantemente penalizzato nella razionalità ed efficienza delle comunicazioni e dei trasporti. Eppure davanti ai loro scenari è legittimo evidenziare qualche dubbio, far affiorare domande che, partendo dai disagi concreti che affliggono ogni giorno la gente comune, chiedono ragione di una contraddizione sempre più evidente.
Se la logistica è coordinamento e sincronizzazione di movimenti di persone e cose perchè, anziché intervenire tempestivamente dove le incongruenze sono immediate e palesi, risolvibili con investimenti ridotti e interventi che facciano tesoro di quanto già c'è, si imbocca sempre un'altra direzione? E così si privilegia l'opera a grande impatto e dai costi vertiginosi piuttosto che l'intervento attento sulla manutenzione, sull'intelligente scioglimento di nodi così palesi che la soluzione salta immediatamente agli occhi del più distratto dei cittadini.
Ad esempio perchè si consente a molte strade della nostra provincia, e non da oggi, di essere in condizioni di tale degrado da costituire un vero attentato alla sicurezza delle persone? Cosa è stato dell'attenta manutenzione che dovrebbe rappresentare il primo compito di un'oculata gestione delle pubbliche infrastrutture prima di vagheggiare mega-opere in sostituzione di quelle esistenti negligentemente condannate al decadimento?
A volte non sono solo le pubbliche amministrazioni a latitare, ma anche le imprese private che controllano la parte della viabilità più significativa. Ad esempio, è possibile che il gestore dell'autostrada Serravalle che fa anche da significativa bretella di collegamento tra Pavia e Milano, non si sia ancora reso conto di come, ogni giorno, all'ingresso della superstrada di Bereguardo, si formino code - in entrata al mattino e in uscita la sera - perchè quel casello è del tutto sottodimensionato rispetto al bisogno degli utenti? Possibile che nessuno degli amministratori pavesi, finora presenti nel consiglio d'amministrazione della Serravalle, abbia speso la propria influenza affinché fosse adeguato? Magari cominciando a estendere le entrate abilitate all'uso del Telepass?
Saranno piccoli dettagli, bazzecole per chi è abituato a delineare le grandi strategie della logistica, ma per l'utente comune rappresentano tempo prezioso che quotidianamente viene buttato via.
Ma, su tutto l'assetto dei trasporti che innerva la provincia di Pavia, il grande malato continua ad essere, inutile negarlo, il treno. Qui migliaia di pendolari misurano ogni giorno il degrado del servizio, l'inaffidabilità di una rete ferroviaria che peggiora di anno in anno e che, opportunamente valorizzata, con costi inferiori a quelli previsti per le faraoniche opere stradali in progettazione, potrebbe costituire il fondamentale sistema di collegamento tra Pavia e Milano, rappresentando la rete di circolazione, efficace e a ridotto inquinamento, della Grande Milano.
Ma i paladini della logistica, davanti a queste sfide poste dall'esistente, nicchiano, tacciono, latitano. Preferiscono guardare alle mega-opere del futuro. Quelle che, per imporsi, pare debbano prima ridurre il presente in macerie.

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