venerdì 18 gennaio 2008

Rassegna delle lettere del Coordinamento contro la Broni Pavia Mortara pubblicate dalla Provincia Pavese

VENERDÌ, 18 GENNAIO 2008

Nessuna fiducia nel Parco del Ticino

Milena Bertani è stata confermata, per il suo secondo mandato, alla presidenza del Parco del Ticino. Questa nomina non lascia purtroppo presagire nulla di buono.
La Bertani e il consiglio di amministrazione uscente avevano, con una delibera contestata da tutte le associazioni ambientaliste, votato favorevolmente alla realizzazione dell’autostrada Broni-Pavia-Mortara. Il voto era stato poi confermato in sede di prima conferenza dei servizi nel febbraio 2007.
Stando al progetto preliminare l’autostrada dovrebbe attraversare per un tratto di circa 15 chilometri il parco del Ticino, sfiorando alcune delle zone maggiormente tutelate dal punto di vista ambientale.
Non è una questione da poco: di fronte alla più imponente e criticata infrastruttura degli ultimi decenni, l’ente Parco aveva sostenuto di non volersi porre in contrapposizione con la volontà dei Comuni e delle altre amministrazioni (Provincia di Pavia e Regione Lombardia).
Si tratta di una chiara rinuncia a svolgere il proprio ruolo. Come si può pensare che il parco del Ticino possa essere difeso e tutelato, se l’ente Parco ha come principale obiettivo una sterile e discutibile pace istituzionale?
In un clima che vede la Regione proporre, tramite il famigerato emendamento ammazza-parchi, la semplificazione delle norme per edificare all’interno dei parchi lombardi, che vede i Comuni sempre più avidi di aree verdi da urbanizzare e che, infine, prospetta per l’aeroporto di Malpensa una ulteriore espansione, l’ultima cosa da fare era riconfermare una dirigenza poco coraggiosa e troppo incline al compromesso.
Con questi precedenti l’accordo tra le istituzioni sembra proprio il pranzo di Natale, con il Parco del Ticino, invitato speciale, a recitare il ruolo del tacchino.
Coordinamento contro la Broni-Pavia-Mortara via e-mail


SABATO, 12 GENNAIO 2008

Pagina 14 – lettera-attualità

Cava Manara, la battaglia contro l’autostrada

Leggiamo con piacere sulla Provincia pavese del 5 gennaio che il sindaco di Cava Manara, Claudia Montagna, si sta muovendo contro l’autostrada regionale Broni-Pavia-Mortara. Sarebbe facile osservare che sinora non ce ne eravamo accorti, ma si sa che l’anno nuovo porta sempre buoni propositi e dunque tra i nostri ci sarà quello di essere meno distratti.
Ci viene però un dubbio. Quando il sindaco afferma che «noi abbiamo preferito la strada di porre dei vincoli che consentiranno precise azioni di salvaguardia del nostro territorio anche sotto il profilo acustico» e subito dopo chiarisce che si tratta di «vincoli che riguardano sia la viabilità locale che autostradale», sembra che implicitamente parta dal presupposto che l’autostrada sia necessaria e il compito del diligente amministratore sia semplicemente quello di mitigarne l’impatto.
Noi invece crediamo - e siamo in grado di giustificare su basi molto concrete la nostra convinzione - che l’autostrada Broni-Pavia-Mortara, i suoi Pm10, le sue colate di cemento sul territorio (che incidono particolarmente sul centro abitato di Cava) costituiscano un danno irrimediabile per la provincia di Pavia oltre che essere un’opera palesemente inutile ed eccessivamente costosa.
Ci sembrerebbe dunque più utile se gli amministratori locali investissero le proprie energie contro il progetto in quanto tale e non in battaglie di retroguardia, il cui obiettivo non pare altro che quello di determinare per quante lenticchie sia lecito, se non doveroso, svendere il proprio territorio.
Il coordinamento dei Comitati e delle Associazioni contro la Broni-Pavia-Mortara


MERCOLEDÌ, 02 GENNAIO 2008

Pagina 8 – Attualità - lettera

Ambiente, Zucchi ricordi anche le polveri sottili

Desideriamo rispondere, anche se è passato un po’ di tempo, all’intervento dell’onorevole Zucchi in merito all’impianto di bioetanolo a Zinasco. Due le frasi di maggior interesse: 1) «Sulle bioenergie l’Unione europea ha emesso una direttiva che non permette di fare della filosofia, ma che vincola in maniera chiara ad alcuni parametri: una percentuale sempre maggiore di tutto il diesel e la benzina venduti negli Stati membri deve essere costituita da biocarburanti».
Ci stupisce che il parlamentare, così appassionato al futuro dei carburanti di origine vegetale, non tenga nella stessa considerazione una ben più datata, importante e mai osservata direttiva europea, determinante per la salute di tutti noi, che impone per il 2010 il dimezzamento dei valori di tolleranza per le emissioni di polveri sottili, superati a Pavia e provincia in maniera straordinaria e in senso peggiorativo anno dopo anno.
Le nuove cosiddette «grandi opere» in provincia vanno tutte nella direzione del potenziamento del traffico privato e del trasporto merci su gomma: l’autostrada Broni-Pavia-Mortara e i tanti impianti logistici. 45.000 veicoli al giorno, la maggior parte dei quali non circolanti in precedenza nel nostro territorio: proprio in barba alla normativa appena citata.
Non ci sembra che Zucchi si sia schierato contro queste opere per difendere la direttiva europea con la stessa sollecitudine. La risposta a entrambi i problemi non sta nell’individuare che cosa bruciare nei motori delle nostre auto, ma in un impegno politico finalmente serio e mirato al potenziamento massiccio del trasporto pubblico.
2) «Oggi è necessario pensare all’agricoltura come a una delle possibili risorse che possono concorrere alle politiche energetiche. Pensarla, cioè, come uno strumento in grado di contribuire in maniera importante alla salvaguardia del pianeta». La politica pavese, da destra a sinistra con poche eccezioni, sta incentivando una lista crescente di logistiche di dimensioni grandi e medie oltre all’autostrada Broni-Pavia-Mortara: lo sbocco viabilistico per il nuovo e possente traffico veicolare originato da queste infrastrutture, su dichiarazione stessa dei fautori dell’opera.
Oltre a minacciare l’autosufficienza alimentare, gettando cemento su un’immensa estensione di terreno coltivabile con conseguenze irreversibili, si mette la pietra tombale sulla possibilità di produrre energia dal nostro suolo, rendendo indispensabile l’acquisto della materia prima all’estero e determinando il degrado di aree naturali in altre nazioni. Si importa una non-soluzione e si esporta un problema sicuro.
Prendiamo inoltre atto che i nomi degli industriali e degli amministratori che smaniano per la Broni-Mortara si ritrovano anche nel progetto bioetanolo di Zinasco; e temiamo che anche in questo caso godano dell’appoggio politico necessario per realizzare l’opera.
Coordinamento dei Comitati e delle Associazioni contro la Broni-Pavia-Mortara


VENERDÌ, 28 DICEMBRE 2007

Pagina 10 - Attualità

BRONI-MORTARA

L’impegno per il «no» ha avuto un premio

E’ passato un anno dal mio primo sbigottimento per le informazioni mai avute su un progetto che avrebbe alzato un ponte di 20 metri in prossimità della mia nuova abitazione. Le settimane successive sono state una frenetica corsa a capire cosa stesse accadendo, ed in questa corsa ho incontrato persone splendide, preparate, impegnate, la cui voce ha sempre dovuto stare in sordina. Man mano che i mesi si dipanavano non ho più pensato alla mia casa come al «mio orticello» come qualcuno ha detto, ma mi sono accorta di quanto il mio territorio sia fragile per la sua posizione geografica di depressione, di venti, di escursioni termiche che lo rendono uno dei più inquinati d’Europa. Mi sono contemoporaneamente riappropriata dei suoi meravigliosi boschi, della sua agricoltura, della fauna che pensavo non esistesse più tanto ero presa dalla frenesia di correre a lavorare e poi di accudire alla famiglia.
Ho passato tutto il tempo libero, insieme a tanta gente, a partecipare, quando ci era permesso, ai consigli comunali, ad ascoltare studiosi del nostro territorio, a controllare quanti giorni purtroppo i nostri paesi superino i valori limite di polveri sottili e di Pm 10, a contare quanti capannono di logistica costruti da anni e mai usati costellino come scheletri la nostra pianura, a capire che ci sono soluzioni immediate per snellire il traffico delle nostre zone, ad intuire che 40.000 veicoli in più al giorno e lo sbancamento di tanti, troppi metri cubi di terra porterebbero a malattie incurabili ed alla definitiva perdita di ricchezze che rappresentano il nostro progresso, le nostre radici.
Ringrazio questo progetto (l’autostrada Broni-Mortara, ndr) perchè mi ha dato la possibilità di vivere e non sopravvivere, di avere voglia di studiare, capire, di aver potuto conoscere persone impegnate a ricordare agli altri come si debba avere umiltà ed autocritica per decidere del territorio che ha solo le nostre voci per parlare.
Lo ringrazio perchè mi ha permesso di capire gli errori fatti nella costruzione della nostra rete stradale e di sapere che ci sono progetti sicuramente non devastanti per permetterci di «respirare». Ed in ultimo lo ringrazio perchè ora so cosa voglio per i miei figli e cosa non voglio e sicuramente esso rientra tra le cose che non voglio.
Marisa Morini San Martino Siccomario


GIOVEDÌ, 27 DICEMBRE 2007

Un bene da preservare, il «suolo in prestito»

Gentile direttore,
leggiamo con interesse la lettera del presidente provinciale Vittorio Poma alla Provincia Pavese del 21 dicembre sul futuro di Pavia e della nostra provincia, e apprezziamo il fatto che Poma stia cercando una dialettica con i cittadini. Diciamo perciò la nostra, viaggiando un po’ tra fantasia e realtà, tra le speranze per il domani e i continui bruschi risvegli dell’oggi, causati dal timore che stiamo percorrendo la strada sbagliata.
Se dobbiamo pensare a Pavia fra 100 anni, ci immaginiamo una città in armonia con madre natura e con l’ambiente. Popolata da persone che consumano le risorse (solo quelle rinnovabili) in modo ragionevole, in un contesto globale che ha trovato alternative al petrolio ma che soprattutto ha imparato a limitare le richieste energetiche e la produzione di rifiuti, eliminando alla radice gli scontri sulle discariche e gli inceneritori. Una città che ha gli stessi identici confini di oggi, che non ha utilizzato un solo metro quadrato in più di terreno libero, che ha azzerato il consumo di suolo. Di più, una città e ua provincia che hanno invertito la rotta, riqualificando a terreno agricolo o a parco le molte aree urbanizzate e non utilizzate, le future aree dismesse, le aree artigianali e industriali che avranno chiuso il loro ciclo. Per fare un esempio, tra i tanti possibili nella nostra provincia, l’area occupata dalla Dolma di Belgioioso, ormai ridotta a piccola sede commerciale, potrebbe tornare a madre natura: dopo che ci siamo «presi in prestito» quel pezzo di suolo.
Ci immaginiamo una città e una provincia dove un concetto come questo, del «suolo in prestito», non provochi quella traccia di dubbio che ci figuriamo sulle facce di chi legge, perché sarà un concetto ormai conquistato, anzi ri-conquistato, dopo qualche generazione di troppo spensierata e non armoniosa crescita. Una città e una provincia nelle quali i piccoli e grandi costruttori e operatori dell’edilizia, il cui profitto viene oggi prodotto a discapito di una risorsa di tutti non rigenerabile (il suolo appunto) potranno, attraverso la riqualificazione dell’immenso patrimonio edilizio esistente, continuare le proprie attività e prosperare.
Ci immaginiamo una città che, con gli altri principali centri urbani della provincia, torni accogliente nel senso più profondo del termine, che non costringa alla fuga i propri abitanti verso paesi che quintuplicano in 15-20 anni i propri abitanti secondo una dinamica urbanistica incontrollata. E una provincia dove l’eventuale decisione di un sindaco di urbanizzare un’area al solo scopo di far quadrare il bilancio delle spese correnti possa essere considerata, al massimo, una battuta.
Ci immaginiamo istituzioni che anticipano e guidano i processi, invece che farsene travolgere. Che si dedicano ai problemi prima che diventino cronici: perché, per esempio, l’attuale Provincia ha atteso 10 anni prima di mettere mano al piano del traffico provinciale (Ptve), e perchè, giunti a questo punto, anziché affrettarsi ad approvare un’autostrada, non ha aspettato pochi mesiin modo che il piano fosse definito e condiviso? Vorremmo istituzioni i cui rappresentanti abbiano ben presente il principio per cui, se sono dove sono, è per un patto con i cittadini e che questo va confermato e verificato continuamente. Istituzioni che non flirtino con i comitati di affari, più o meno espliciti, per non perdere di vista i loro veri obbiettivi.
Saranno così Pavia e la sua provincia fra cento anni? Speriamo. Di certo si può cominciare già domani a dar corpo a questa speranza; bastano pochi anni per raggiungere buona parte dei risultati. In molti settori le «buone pratiche» e un po’ di organizzazione possono risolvere problemi cronicizzati. A chi vorrà interpellarci proveremo a raccontare alcune delle soluzioni possibili e il modo per arrivarci.

Coordinamento Comitati e Associazioni contro la Broni-Pavia-Mortara via e-mail





VENERDÌ, 23 NOVEMBRE 2007

Risposta del Coordinamento, sulla Provincia Pavese del 23 novembre, ad una lettera dell'UDC Pavese

Gentile direttore,
Risposta del Coordinamento, sulla Provincia Pavese del 23 novembre, ad una lettera dell'UDC Pavese

Gentile direttore,

in una lettera pubblicata sulla Provincia pavese del 21 novembre scorso, la direzione cittadina dell’Udc segnala l’esistenza a Pavia di alcune situazioni di degrado ambientale e accusa la Giunta comunale attuale di non fare nulla in tal senso. In particolare, i quattro esponenti dell’Udc lamentano la situazione di viale Trieste, nei pressi dell’autostazione, dove “l’aria è irrespirabile”, e contestano alla Giunta in generale e all’assessore all’Ecologia in particolare di non aver dato corso alle verifiche promesse.

Non siamo interessati a entrare nella polemica politica. Prendiamo tuttavia atto, non senza un po’ di sconforto, del fatto che le contestazioni ambientaliste dell’Udc alla Giunta eludono la ben più rilevante questione dell’autostrada regionale Broni-Pavia-Mortara. Questo ci pare davvero bizzarro, dal momento che è difficile non pensare che migliaia di camion siano più dannosi di qualche decina di autobus.

Se si tratta di una semplice dimenticanza, invitiamo gli esponenti dell’Udc ad allargare il paniere delle contestazioni, visto che sulla Broni-Pavia-Mortara la Giunta ha tenuto un comportamento quantomeno ambiguo. Se invece (come temiamo) quello degli esponenti dell’Udc è un tipico caso di silenzio-assenso politico, chiediamo loro come possano conciliare le preoccupazioni per l’aria irrespirabile di viale Trieste con l’avallo a un progetto che riverserà migliaia di mezzi pesanti provenienti dall’A4 su una striscia d’asfalto che passerà a 3 chilometri dal centro cittadino.

In questo secondo caso, l’Udc sarebbe comunque in buona compagnia: il silenzio(-assenso?) è dell’intera classe politica provinciale, benché la Broni-Pavia-Mortara sia un progetto che è destinato a cambiare per sempre la fisionomia del nostro territorio sfigurandolo con un serpente di 50 km alto 2 metri e mezzo (avete letto bene: tutta l’autostrada, dove non si alzi in viadotti alti 17 metri, scorre sopraelevata di 2 metri e mezzo da terra!), con svincoli grandi come interi paesi e con la campagna distrutta dalla cementificazione di logistiche e centri commerciali annessi al progetto.

Pensare al territorio e all’ambiente vuol dire progettare per i cittadini una migliore qualità della vita, non acconsentire alla svendita e alla distruzione del territorio e poi polemizzare strumentalmente su viale Trieste. Diversamente, non si può fare a meno di constatare che siamo di fronte all’ennesimo caso di schizofrenia politica, in cui il rispetto dell’ambiente va applicato ai nemici ma interpretato per gli amici.
Il Coordinamento dei Comitati e delle Associazioni contro la Broni-Pavia-Mortara.

Coordinamento Comitati e Associazioni contro la Broni-Pavia-Mortara via e-mail


1 commento:

Anonimo ha detto...

good start